Articoli

Chiesa Tedesca

2021/02/16

La Chiesa tedesca riprende il sogno di Lutero

(da "La Nuova Bussola Quotidiana")

Da sempre Roma, caput mundi, è sede del massimo potere spirituale. La Germania dal canto suo è stata sede del massimo potere temporale per quasi mille anni, dal 961 con Ottone I al 1806 quando Francesco II d’Asburgo dismette la carica di sacro romano imperatore. Due anni prima, nel 1804, suo genero Napoleone si era autoincoronato imperatore a Parigi. Un impero non più romano né cristiano, un impero massonico. Francesco II implicitamente accetta il cambiamento epocale e si proclama Francesco I d’Austria e Ungheria.

Traccia visibile del rapporto Roma-Germania è in ogni caso visibile all’interno delle stesse mura vaticane dove un cimitero teutonico ricorda lo stretto legame che ha unito per un millennio le due massime autorità mondiali.

La prima nazione ad insidiare il potere spirituale romano è stata la Francia che, in un primo momento, ha imposto la cattività avignonese, poi ha rivendicato con i suoi re i supposti diritti della Chiesa gallicana.

Se Parigi non è riuscita a trasferire Roma ad Avignone, nel 1517 il tentativo è stato ripreso dalla Germania di Lutero. Alla Germania (a Wittenberg?) sarebbe dovuta spettare la guida spirituale del mondo. Roma? La penna di Lutero la definisce “rossa puttana di Babilonia”. I papi? Anticristi, da sempre nemici dei bravi tedeschi. Lutero e i suoi amici rinascimentali fanno infatti risalire ad Arminio (suo l’annientamento delle legioni romane alla selva di Teutoburgo nel 9 d. C.) la presunta perenne inimicizia fra Roma e la Germania. L’impresa di Lutero riesce solo parzialmente e nessuna delle chiese riformate sostituisce Roma come sede del potere spirituale universale. La riforma resta inesorabilmente chiusa nell’ambito delle chiese nazionali.

Adesso però si ricomincia daccapo e la Chiesa tedesca riprende il filo da dove era stato interrotto. Roma locuta causa soluta? No. Il sinodo tedesco che sta arrivando alla sua conclusione lo ha detto a chiare lettere. Le nostre decisioni valgono, devono valere, anche a Roma. Devono essere accettate. Perché? Perché sono giuste. Perché sono al passo con i tempi. Roma deve smetterla di arrogare a sé stessa la pretesa di avere sempre l’ultima parola. Questa volta non l’avrà. Anzi. Roma si renderà conto che se rifiuta le nostre decisioni (l’elezione di vescovi e preti da parte del laicato, sacerdozio femminile, cambiamento della morale sessuale, fra le altre) rimarrà isolata. Il mondo verrà con noi.

Non essendo possibile rivendicare apertamente il primato temporale perché, di questi tempi, l’affermazione di un Quarto Reich non sarebbe vista di buon occhio, la Germania ricomincia dal potere spirituale. La Chiesa tedesca è ridotta al lumicino? I fedeli l’hanno abbandonata in massa? Non fa nulla. È il principio che deve valere. È la giustizia di fronte a Roma che bisogna far trionfare. Il potere spetta a noi ed è giusto che sia così.

La storia non è acqua. I tempi storici sono lunghi. Fino a che la Germania non riconoscerà il suo peccato originale, fino a quando non ripudierà la lotta fatta a Roma in nome della libertà, di una libertà senza verità, la Germania sarà condannata alla coazione a ripetere. Sarà condannata a rivendicare all’infinito la sua supposta superiorità. La sua legittima ambizione di potere.

di Angela Pellicciari

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Massoneria

2021/01/16

Conte e la Massoneria, il siparietto rivelatore

(da "La Nuova Bussola Quotidiana")

Per chi, come me, ha passato del tempo ad occuparsi di massoneria (I papi e la massoneria Ares 2007), la scanzonata sceneggiata andata in scena il 12 gennaio a Cartabianca ha qualcosa di surreale.

Ospiti di Berlinguer, Paolo Mieli, Massimo Cacciari e Gad Lerner discutono della sfida Renzi-Conte. Renzi ha fatto bene, dice Mieli, a costringere Conte ad una modifica profonda del piano di Recovery fund. Non lo dicevamo forse anche noi? Su questo tutti d’accordo. Epperò, che conseguenze trarre da un simile apprezzamento dell’operato del fiorentino? Bisogna andare alle elezioni? Bisogna cambiare premier? Nemmeno per sogno, chiosa Mieli. E perché no? Perché Conte è “assolutamente invincibile”. Invincibile? E che vuol dire? A quel punto l’ex direttore del Corsera, fra un sorriso sornione e un imbarazzo (finto?), avanza la seguente motivazione: perché Conte “ha dietro di sé qualcosa che sfugge… una sorta di energia forte”.

Energia forte? E che nome avrebbe questa energia? chiede Berlinguer a Cacciari. Eh.., anche lui evasivo, sorridente, spiega che non si può dire, che Mieli d’altronde lo sa meglio di lui, ma che lo stesso Mieli non lo può dire. A questo punto interviene Lerner che, dopo due o tre parole di convenevoli, svela il significato delle allusioni di Mieli e Cacciari e dà un nome alla forza innominabile: “una Massoneria nascosta, trasversale, che ha riferimenti interni e internazionali”. Lerner cerca di allontanare il sospetto avanzato da Cacciari e Mieli, che a sua volta prova a correggere il tiro. Ecco però spiegato in due parole perché Conte, l’uomo “venuto dal nulla” per usare la definizione di Mieli, è ancora lì, come lo vediamo da mesi a tutte le ore, a fare il pensoso, seduto di sghembo con una mano appoggiata alla tempia, oppure a fare passeggiatine a giacca slacciata su e giù per i corridoi di Montecitorio.

Un siparietto davvero molto divertente, quanto imprevisto. Guardare per credere la puntata del 12 gennaio di Cartabianca, più o meno dal decimo minuto.

di Angela Pellicciari

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covid

2020/11/07

«Io, alle prese col Covid e curata a casa»

(da "La Nuova Bussola Quotidiana")

Volando alto, le aquile hanno la possibilità di abbracciare in un attimo la situazione del loro territorio di caccia e di regolarsi di conseguenza.

Se provassimo anche noi a fare la stessa cosa? Se provassimo ad osservare il panorama che ci si presenta dall’alto, guardando giù, verso terra, per osservare in una visione d’insieme cosa succede all’epoca del coronavirus in Italia? A): dall’inizio della pandemia la chiesa ha avuto uno sbandamento vistoso che ha portato perfino alla decisione di chiudere le chiese, a Roma, anche se per un giorno. Le chiese sono rimaste senza funzioni religiose per mesi, per non parlare del ridicolo in cui i tentativi di non infettarsi hanno sprofondato sacerdoti e fedeli durante le liturgie; è stato dimenticato il diritto del sacerdozio di regolare le questioni liturgiche in completa autonomia dal potere temporale; è stato scordato il canone 213 del diritto canonico che sancisce il diritto dei fedeli a ricevere i sacramenti; che io sappia, per la prima volta nella sua storia, la chiesa non ha mostrato con coraggio al mondo che, la morte essendo vinta, le persone ammalate possono e debbono essere amorosamente curate sia dai laici che dal clero esercitando a livello eroico la virtù della carità cristiana. Mi limito a fare alcuni esempi che riguardano da vicino l’Italia: Francesco e Caterina, i nostri santi protettori, hanno instancabilmente curato lebbrosi e appestati (non malati di corona virus..). Così ha fatto il patrono della mia parrocchia, il principe Luigi Gonzaga, così san Rocco, così Bellarmino, così don Bosco coi suoi ragazzi cui ha garantito che, se fossero rimasti in santità di vita, il colera non li avrebbe raggiunti. B) per quanto riguarda il governo, ha ripetutamente scordato le garanzie costituzionali e ignorato la funzione centrale del parlamento; ha messo un’enorme enfasi -durata mesi- nel mostrare quotidianamente il numero dei morti, dei ricoverati, delle persone finite in terapia intensiva; ha suscitato terrore con la sua maniacale informazione monotematica; ha considerato i tabaccai luoghi privilegiati rispetto alle chiese; ha dato per scontato che l’unica cosa importante sia la salute fisica da conservare costi quello che costi. Costi anche la soppressione delle libertà costituzionalmente garantite, compresa la libertà religiosa; ha più volte mandato messaggi per suggerire che gli anziani non sono cittadini come gli altri; sono persone che non essendo in grado di decidere da sole su come vivere, dovrebbero vedere limitate le loro libertà fondamentali. C) l’attività parlamentare essendo fortemente limitata, il governo con la maggioranza parlamentare che lo sostiene, ha dato priorità a leggi di importante rilevanza sociale: la legge contro l’omofobia che prevede l’introduzione di reati d’opinione e il tentativo di rendere l’aborto ancora più libero e pervasivo di quanto non sia. In questo contesto la limitazione della possibilità per gli anziani di decidere sulla propria vita, ha mostrato la simpatia della maggioranza per la soppressione della vita in nome della dignità della vita, chiamata eutanasia.

Ci si può domandare: la situazione è ovunque la stessa? La risposta è netta: no. Non tutti hanno giocato sul terrore per imporre ai cittadini l’adozione di modelli di vita estranei alla cultura e alle tradizione della popolazione.

Mi è stata chiesta una testimonianza: eccola. Quando ho capito che quasi certamente avevo contratto il virus, sono andata a Fabriano dove in un giorno ho fatto il tampone, subito mi è stata indicata la terapia da seguire, in un giorno un’équipe di radiologi è venuta a casa mia per osservare con l’ecografia cosa fosse capitato al mio polmone: niente. Adesso sono in attesa della convocazione per il tampone di controllo.

Con questo cosa voglio dire? Che, insieme a fare affidamento sull’unica salvezza che abbiamo, quella che ci regala il Salvatore, ci converrebbe ricordare che il coronavirus è una pandemia che solo nel 5% dei casi richiede l’ospedalizzazione e quasi mai porta alla morte.

di Angela Pellicciari

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Porta Pia e Risorgimento

2020/09/18

Porta Pia e Risorgimento, 150 anni di menzogne

(da "La Nuova Bussola Quotidiana")

Oramai tanto tempo fa, ventidue anni per l’esattezza, pubblicavo Risorgimento da riscrivere, un testo che ha curiosamente avuto molto successo. Curiosamente è l’avverbio esatto. E non perché ritenga che i libri che ho scritto non siano documentati, seri, e quindi meritevoli di attenzione. Ma perché, vivendo in una società pervasa fin nei suoi più piccoli meandri dalle soffocanti maglie del pensiero liberal-massonico, era semplicemente impossibile che un libro sui “fatti” del risorgimento avesse successo.

D’altronde la sua stessa pubblicazione ha avuto del miracoloso: dopo aver bussato a tutte le porte, c’è voluto l’intervento di Padre Pio perché alla fine l’Ares si decidesse a pubblicare quello che è stato uno dei suoi più riusciti best seller. Lo spiraglio che si è aperto per qualche tempo una ventina di anni fa, si è nel frattempo meticolosamente richiuso e le notizie che ho raccontato in tanti libri, oggi sono in pochi a ricordarsele. E’ la vita. Lo stesso Meeting di Rimini, che tanta risonanza ha dato ai miei libri sul risorgimento, da qualche anno non solo ha taciuto ma si è accodato alla versione di sempre. Quella ribadita dallo stesso presidente della Repubblica Napolitano, accolto con molta benevolenza dai vertici del Meeting.

150 anni dalla presa di Roma? Sotto la presidenza Napolitano, all’epoca di Alemanno sindaco, sono stati restaurati sul Gianicolo i tanti busti dei protagonisti della repubblica romana del 1849. Cosa si celebra in quell’evento? L’aver messo la parola fine al potere temporale dei papi. Detto in altri termini, l’aver creduto di aver ucciso la religione cattolica: “Roma, la santa, l’Eterna Roma, ha parlato”, scrive Mazzini in Per la proclamazione della Repubblica Romana. Cosa avrebbe detto Roma? “Roma non è dei Romani: Roma è dell’Italia: Roma è nostra perché noi siamo suoi. Roma è del Dovere, della Missione, dell’Avvenire”. E quelli che non sono d’accordo? “I Romani che non lo intendono non sono degni del nome”.

La libertà portata ai romani da Mazzini e dai carbonari è descritta da Pio IX nell’enciclica Quibus quantisque malorum compsta durante l’esilio di Gaeta, ma è anche raccontata dal futuro primo ministro Luigi Carlo Farini ne Lo stato romano dall’anno 1814 al 1850: “Fra gli inni di libertà, e gli augurii di fratellanza erano violati i domicilii, violate le proprietà; qual cittadino nella persona, qual era nella roba offeso, e le requisizioni dei metalli preziosi divenivano esca a ladronecci, e pretesto a rapinerie”. Se questo è stato l’inizio, il 20 settembre 1870 i massoni hanno continuato l’opera in piena e totale libertà. Se siamo ancora vivi è perché Pio IX e tutto il popolo cristiano hanno obbedito al Vangelo e hanno alla lettera dato l’altra guancia. P.S.: In questo periodo, per ingannare il tempo, mi sono inventata quelle che ho chiamato Pillole. Piccoli video in cui parlo con semplicità e chiarezza delle cose che ho scritto. Se credete potete vederle sul mio canale di youtube. Ben 51 sono quelle che ho dedicato al risorgimento (1; 31-35; 57-102).

N.B.: “Quando ho scritto il pezzo sulla presa di Roma non sapevo, e me ne dolgo, che l’immagine che ho scambiato per un caprone fosse invece quella del “bucranio” che da sempre simboleggia l’università di Padova. A mia scusante posso dire che, per chi non conosce la storia del bucranio, quell’immagine può facilmente essere scambiata per il caprone iscritto nel pentalfa rovesciato (quello che ha due punte rivolte verso l’alto). A ulteriore scusante può essere ricordato come, all’epoca della repubblica romana e del risorgimento in generale, l’influenza satanica non fosse certamente assente".

di Angela Pellicciari

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disastro

2020/09/18

Tutti i numeri di un disastro

(da "La Nuova Bussola Quotidiana")

L’unità d’Italia è stata realizzata dai Savoia in nome della monarchia costituzionale e dello stato liberale. E’ successo l’esatto contrario: sono stati violati tutti i principali articoli dello Statuto, a cominciare dal primo che definisce la chiesa apostolica, cattolica, romana, unica religione di stato: sono stati soppressi tutti gli ordini religiosi: a 57.492 persone è stata negata la possibilità di vivere come liberamente avevano scelto di fare; sono stati derubati tutti i beni degli ordini religiosi (chiese, conventi, terreni, compresi archivi, biblioteche, oggetti d’arte e di culto, paramenti); al momento dell’unificazione più di cento diocesi sono state lasciate senza vescovo; non c’è stata nessuna libertà di istruzione; non c’è stata nessuna libertà di stampa (è stata persino proibita la pubblicazione delle encicliche del papa); è stato infranto il principio della inviolabilità della proprietà privata; in nome dell’ordine morale che aveva visto la luce i preti sono stati obbligati a cantare il Te Deum e a dare i sacramenti agli scomunicati liberali. Chi non ha ubbidito è incorso in multe pesanti ed è stato condannato a 2 o 3 anni di carcere (questo stabiliva il codice di diritto penale approvato nel 1859 nell’imminenza dell’invasione); qualche anno dopo l’unificazione sono state soppresse anche le 24.000 opere pie.

Conseguenze per giustificare la violenza contro lo stato pontificio e il Regno delle Due Sicilie è stata imposta una storiografia radicalmente falsa; è trionfato l’odio per la religione cattolica; è trionfato il disprezzo per la nostra storia e per la nostra identità (tuttora imperante); l’1% circa della popolazione di fede liberale ha realizzato un bottino ingente alle spalle dei beni della Chiesa, cioè di tutta la popolazione; enorme è stata la distruzione del patrimonio artistico e culturale; il bilancio dello stato è risultato fuori controllo (all’opposto delle abitudini virtuose degli stati preesistenti); è stata imposta una tassazione elevatissima per l’epoca; c’è stato l’impoverimento delle fasce più povere della popolazione; all’Italia liberale è spettato il primato della popolazione carceraria: 72.450 detenuti (il rapporto carceratiabitanti è di 138 ogni 100.000 persone in Francia, di 107 in Inghilterra, di 63 in Belgio, di 270 in Italia); è stata realizzata una grande concentrazione della proprietà fondiaria che è aumentata del 20% nei primi venti anni dopo l’unificazione; per la prima volta nella sua storia l’Italia è stata ridotta a colonia (economica, culturale, religiosa); per la prima volta nella sua storia il popolo italiano è stato costretto ad un’emigrazione di massa.

di Angela Pellicciari

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coronavirus messa

2020/08/16

Il cristiano non è più pazzo, la Messa è un mistero buffo

(da "La Nuova Bussola Quotidiana")

La mia passione sono le Dolomiti e ci torno tutti gli anni. Fra una passeggiata e l’altra, con un amico prete, siamo andati a Messa. Il mio amico è andato in sacrestia per chiedere di concelebrare e la risposta ha superato ogni possibile immaginazione: «No, perché non ti conosco». Tradotto: chi mi può assicurare che tu non sia affetto da virus? Dopo di ché, siccome aveva dimenticato la mascherina, gli è stato fornito un oggetto curioso che praticamente copriva tutto il volto.

Da molti mesi non faccio che discutere, e litigare, con amici e conoscenti perché ho come l’impressione che la liturgia sia stata trasformata in una sorta di “mistero buffo” sull’altare del politicamente corretto, tradotto nel religiosamente corretto. Perché mi sembra che il compito della chiesa sia diventato quello di mostrare al mondo di essere credibile, civile, rispettosa della salute degli “altri”. Rispettosa delle regole che la paura della morte ha dettato per evitare di essere contagiati.

Se provi a far notare a qualcuno l’irrazionalità di un simile comportamento da un punto di vista religioso, l’unica ragione che ti viene addotta è la seguente: dobbiamo obbedire alle regole che vescovi e preti hanno stabilito per questo tempo di pandemia. Tutti noi che non obbediamo a nessuno (figurarsi se obbediamo alle norme che la Bibbia e il Magistero dettano per il comportamento morale, a cominciare dall’apertura alla vita), siamo all’improvviso diventati i più zelanti corifei dell’obbedienza.

Un popolo che ha perso la fede nella vittoria di Cristo sulla morte si rifugia nel tentativo di evitare la morte e la malattia nell’obbedienza a norme igieniche. L’ossessione per la salute ostentata in ogni celebrazione religiosa, mostra come la Bibbia abbia ragione. Il nostro problema è sempre lo stesso: il terrore della morte (Eb 2,14) che ci rende schiavi di satana tutta la vita. L’ossessione delle mascherine e del liquido che reiteratamente pulisce le nostre mani durante l’Eucaristia non fa che dare ragione a Nietzsche e ad Hitler secondo cui il cristianesimo è una religione per schiavi e stupidi.

Ma le cose non stanno così. Per tre secoli (e sempre fino ad oggi in tante parti del mondo) i cristiani sono stati torturati ed uccisi solo perché si rifiutavano di ammettere che il loro benessere materiale dipendesse dalla forza politica e culturale di una città, Roma. Solo perché rifiutavano una cosa ovvia: dare l’incenso alla statua di Cesare. Quel Cesare che impersonava la forza della città-mondo che dava a tutti i cittadini enormi privilegi. Eppure i cristiani si sono rifiutati di obbedire a quell’ovvietà. Pazzi. Asociali.

Oggi i cristiani hanno imparato a non essere pazzi. Hanno imparato a convivere con la necessità di salvaguardare la salute. Hanno imparato a vincere la morte obbedendo alla fantasia di preti e vescovi impegnati nel rispetto di regole igieniche. “Guai a me se non annunciassi il Vangelo”, scrive Paolo. Guai a me se non annunciassi che Dio ha vinto la morte per me. Il cuore di questo annuncio è l’Eucaristia. Forse il vero problema è la mancanza di fede. Forse i martiri romani hanno da insegnarci qualcosa.

di Angela Pellicciari

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