LIBRI

I papi e la massoneria

i diritti di Dio e dell'uomo contro la gnosi (edizioni Ares, 2023)

Per caso mi sono imbattuta nel Risorgimento, avvenimento storico verso cui mai avevo provato interesse. Ma quando mi sono accorta che tutte le narrazioni che mi erano arrivate a riguardo erano false, volutamente false, ho passato anni a studiare i fatti del Risorgimento: una guerra di religione furiosa scatenata contro la religione cattolica, cioè contro di noi, dalle potenze protestanti e massoniche che avevano trovato nei Savoia un suddito contento di essere tale. In nome della morale, della libertà, del progresso e della costituzione.

Dietro ai Savoia e alla classe dirigente liberale c’era una realtà di cui niente sapevo e di cui pure facevano parte (dopo l’ho capito) non poche delle persone che mi erano parenti ed amici. Di letteratura massonica ed antimassonica ho letto molto. Ho imparato a distinguere il dna che la caratterizza e quindi la riconosco. Però tanti non la conoscono e, quindi, nemmeno possono riconoscerla: nel 2007 ho così pensato di scrivere un libro su quello che avevo imparato. Su tutta la stampa italiana che conta ero appena stata accusata (l’11 febbraio 2006, ricorrenza guarda caso dei Patti lateranensi) di essere filonazista. Quindi nel 2007, quando è uscito il mio I papi e la massoneria (Edizioni Ares), ho usato molta prudenza. Però l’ho pubblicato. A quindici anni di distanza ho deciso di ristamparlo, con nuova introduzione ed epilogo, con nuove informazioni che ne mostrano la persistente attualità, e con un apparato di note considerevolmente arricchito.

Nel parlare di massoneria ho fatto ricorso al magistero dei papi non solo perché, in un mare di pubblicazioni di cui è praticamente impossibile verificare la veridicità, sono i più attendibili, ma anche perché il magistero della Chiesa, fin dall’inizio, fin dagli autori del Nuovo Testamento, è sempre stato limpidissimo e puntuale nel denunciare il pericolo gnostico. La gnosi, di cui la massoneria moderna è una costola importante, è quel tipo di conoscenza che confonde il bene col male perché è quel tipo di conoscenza cui siamo invitati da Satana che, per il nostro bene, ci suggerisce di diventare Dio e di definire noi stessi cosa è bene e cosa male. Il risultato è la morte.

Questo libro è dedicato all’analisi del gigantesco sforzo antignostico portato avanti in totale solitudine contro tutto e contro tutti dalla Chiesa cattolica e dai suoi papi. Fra il 1732 il 1903 il magistero pontificio è straordinariamente profetico, umile e indefesso, mosso dall’amore per la verità teologica, filosofica e storica, il cui unico obiettivo è la difesa delle “ragioni di Dio” (per dirla con papa Wojtyla) e, quindi, dell’uomo. Ragioni che coincidono con quelle di Roma e dell’Italia. Se si vogliono conoscere le caratteristiche del potere che gioca un ruolo significativo nel dominio del mondo, il magistero dei papi è insostituibile.

Una storia unica

Da Saragozza a Guadalupe (edizioni Cantagalli, 2019)

Solo una nazione, solo la Spagna, è riuscita a liberarsi dal dominio musulmano e a difendere con eroismo il patrimonio di fede, di cultura e di civiltà ereditate dall’epoca romana.
Nel 1492 una coppia di re d’eccezione, Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona, porta a termine la riconquista, annette Granada, trasforma la Spagna in una nazione moderna, crea scuole e università di eccellenza, forma un’amministrazione efficiente, attua una capillare riforma della chiesa che anticipa di mezzo secolo il concilio di Trento e che genera uno stuolo di santi.
Con la scoperta dell’America i Re Cattolici – e gli spagnoli tutti – proiettato nel Nuovo Mondo la fede, l’eroismo e la forza della loro tradizione. In nome della fede e della cultura, che sempre la segue, la cattolica Spagna studia e documenta tutte le lingue e le usanze delle tante popolazioni amerinde che incontra e costruisce in America una rete di università e conventi che inseriscono nell’alveo della civiltà greco-romana un intero continente.
America Latina si dirà. La Spagna che realizza con pochi uomini e in poco tempo un’impresa epica, deve molto all’intervento del cielo. Maria e Giacomo accompagnano la storia della penisola dai tempi della prima evangelizzazione. Da quando Maria, la Virgen del Pilar, appare a Giacomo a Saragozza, a quando la Morenita, la Vergine di Guadalupe, appare all’indio Juan Diego per riversare un fiume di grazie sui suoi figli americani.
Una storia unica.

Una storia della Chiesa

Papi e santi, imperatori e re, gnosi e persecuzione (edizioni Cantagalli, 2015)

Trecentocinquanta pagine per una storia della Chiesa? Poche.

Sufficienti però per tracciare una sintesi articolata delle caratteristiche della Chiesa attraverso i secoli. Leone XIII scrive nella Saepenumero considerantes composta nel 1883: «la scienza storica sembra essere una congiura degli uomini contro la verità». Questo libro parla di fatti, documenti, storie, profezie, peccati e santità, che permettono di distinguere il vero dal falso, la propaganda anticattolica dall’effettiva realtà ecclesiale. Che raccontano la gloria della vita dei martiri e dei santi accanto alle concrete difficoltà, ambiguità e compromessi dei rapporti dei pontefici col potere temporale.

Si tratta di una sintesi, e, come tale, personale. Questo il motivo dell’articolo indeterminativo una usato nel titolo. Una perché sono stati scelti, fra i tantissimi, quegli avvenimenti che possono aiutare a comprendere i principali nodi, sfide e difficoltà che la Chiesa si è trovata ad affrontare nel corso del tempo.

La gnosi al potere

Perché la storia sembra una congiura contro la verità
NUOVA EDIZIONE AGGIORNATA
(edizioni Fede&Cultura 2014, Fede&Cultura 2019)

Questo libro parla di gnosi, cioè del tentativo di alcuni, che si ritengono i migliori, di imporre la propria volontà a tutti gli altri, e in modo particolare ai cattolici. Questo si è visto fin dal momento in cui i liberal-massoni si sono impadroniti dell’Italia e di Roma; attraverso questa e altre vicende italiane, il potere della gnosi si è perpetuato fino ai nostri giorni, inserito nel contesto europeo e mondiale. Un problema quanto mai attuale, in un’Europa che pretende di realizzarsi negando le radici cristiane e di dare vita a un uomo di tipo nuovo, costruito a partire dalle false libertà della tecnoscienza e delle cosiddette “conquiste civili”.

Memorie per la storia dei nostri tempi 1856-1866

di Giacomo Margiotti (edizioni Ares, 2013)

Sacerdote e giornalista, amico del Papa (fu lui a coniare il motto, attribuito a Pio IX, «né eletti né elettori») e conosciuto a Corte, elemento di spicco del panorama culturale ottocentesco, Giacomo Margotti racconta il Risorgimento come lo ha vissuto, giorno per giorno. Come un coraggioso giornalista d’inchiesta dei nostri tempi ebbe una vita avventurosa e scampò miracolosamente a un attentato il 27 gennaio 1856. Ci ha lasciato un documento storico eccezionale, davvero unico, che riporta in vita fatti e fonti dell’epoca, imprescindibili per rispolverare la memoria dell’Unità d’Italia e per capire la nostra Storia.

Giacomo Margotti, sacerdote di San Remo trapiantato a Torino, è un protagonista assoluto dell’Ottocento italiano. Giornalista e teologo (fu tra l’altro caporedattore del giornale L’Armonia), si mosse sulla scena politico-culturale del tempo motivando dettagliatamente e in punta di penna la sua fiera critica al Piemonte liberale. Seppure in vita Margotti abbia goduto di amplissima visibilità, guadagnandosi considerazione universale, destando ora ammirazione ora timore (tra gli avversari) per la profondità di analisi e la lucidità di esposizione delle sue idee, oggi il suo nome è quasi del tutto sconosciuto ai più e il suo libro era finora introvabile. Questo perché se sono i vincitori a scrivere la Storia, restano cancellate le tracce degli oppositori che ne denunciano soprusi e ingiustizie. E le Memorie di Margotti non fanno eccezione, dal momento che descrivono nei dettagli l’inaudita violenza dell’élite risorgimentale contro la Chiesa e la popolazione, documentando in presa diretta come corruzione e tradimento siano state le armi principali utilizzate dall’esercito sabaudo nella campagna di unificazione.

La storica Angela Pellicciari è la curatrice del volume. Autrice di successo, per Ares ha pubblicato in numerose edizioni e presenti in catalogo Risorgimento da riscrivere, L’Altro Risorgimento e I Papi & la Massoneria.

Martin Lutero

(edizioni Cantagalli 2012)

Giornalisti, uomini di cultura e, in generale, la nostra classe dirigente, sono estimatori della Riforma protestante. Le nostre difficoltà, non ultime quelle economiche, sarebbero imputabili all’impermeabilità di noi italiani al vangelo della libertà proclamato da Lutero. A quasi cinquecento anni di distanza vale la pena di domandarsi se questa valutazione corrisponda al vero oppure no. Capita con Lutero come all’epoca di Maometto: nel giro di qualche decennio l’orizzonte politico-religioso-economico-culturale cambia completamente. Perché? Che tipo di stato e di cultura si affermano con la Riforma? Martin Lutero risponde a queste domande a partire da cosa Lutero ha scritto, predicato e insegnato. Una lettura dettagliata ed argomentata che offre non pochi spunti di riflessione.

L’altro Risorgimento

(edizioni Piemme 2000, Ares 2011)

In questo secolo la storiografia liberale, sia laica che cattolica, ha dimenticato i fatti e ha messo la sordina alla stampa e alla storiografia cattoliche dell'Ottocento col risultato che, oggi, si conoscono solo le ragioni liberali, cioè dei vincitori.

Eppure in decine di encicliche e allocuzioni Pio IX afferma che le cose non stanno come la propaganda liberale vuol far credere e denuncia la lotta senza quartiere che le società segrete, a cominciare dalla massoneria, conducono in tutto il mondo contro la Chiesa cattolica.

Qual è la verità? Questo libro si propone di cercarla.

Risorgimento anticattolico

(edizioni Piemme 2004, Fede&Cultura 2011)

Il Risorgimento fu il più grande e spietato attacco al cattolicesimo e alla società cristiana mai avenuto nel corso della storia italiana. I fatti che non si vogliono ricordare di una vicenda tutta da riscrivere.

I panni sporchi dei Mille

(edizioni Cantagalli 2011, Liberal 2003)

L’invasione del Regno delle Due Sicilie e i sistemi con cui fu preparata e realizzata sono ben lontani dall’oleografia risorgimentale a cui siamo stati abituati. Attraverso le dirette testimonianze scritte (epistolari, diari e pamphlet, recuperati con un paziente lavoro di archivio) di tre esponenti di primo piano del mondo liberale e pro-Savoia, vengono alla luce i lati spesso inconfessabili degli avvenimenti che portarono la dinastia piemontese alla conquista del Sud d’Italia. I tre involontari testimoni ‘a carico’ dei Mille sono il segretario della Società Nazionale, Giuseppe La Farina, l’ammiraglio Carlo Pellion di Persano e il deputato Pier Carlo Boggio. Nel suo saggio introduttivo a questa nutrita documentazione originale e ‘al di sopra di ogni sospetto’, Angela Pellicciari ricostruisce le tappe di una vicenda che è sempre stata raccontata con unilaterale indulgenza e ci costringe a rivedere molti luoghi comuni.

Leone XIII in pillole

(edizioni Fede&Cultura 2010)

All'epoca di Leone XIII (1878-1903) la chiesa è sotto attacco: liberalismo, massoneria e socialismo vogliono la distruzione della religione cattolica e della civiltà cristiana. Cosa deve fare la chiesa? Difendere la verità.

Il Magistero di Leone XIII incarna, come dice Benedetto XVI, “una Chiesa capace di affrontare senza complessi le grandi questioni della contemporaneità”: vale la pena di conoscerlo. Anche se in pillole; anche se per brevi definizioni. Abbiamo pensato di farlo creando una specie di piccolo dizionario dei concetti e delle questioni più significative.

Family Day

Roma-Madrid, e dopo? (edizioni Fede&Cultura 2008)

Papà e mamma? No. Non è politicamente corretto. Meglio progenitore A e progenito- re B. Così non si discrimina nessuno. Ma papà e mamma chi discriminano? Quanti vogliono avere figli e sono dello stesso sesso. Papà e mamma sono omofobi. E vanno aboliti.

Family Day è un sintetico racconto di come si è arrivati al rifiuto del senso comune. Di come l’unica istituzione che combatta contro la fine del diritto naturale sia la Chiesa cattolica. Di come il papato continui anche oggi a svolgere un ruolo profetico in difesa dei più piccoli e dei più poveri. Di come Roma e l’Italia, che ospitano la sede di Pietro, abbiano lo straordinario privilegio di essere baluardo della civiltà umana. Anche in tempi di abdicazione del ruolo metafisico della ragione e dello stesso rifiuto del buon senso.

Roma-Madrid: perché i cattolici scendono in piazza? Family Day illustra la genesi politica, culturale e religiosa delle giornate della famiglia. L’urgenza della difesa della vita dallo strapotere dei governi di ispirazione gnostica e socialista. Anche quando a guidarli sono politici che si dichiarano cattolici.

I papi e la massoneria (2007)

(edizioni Ares 2007)

Che cos'è la massoneria? Una associazione filantropica, o un occulto centro di potere? Persegue il bene dell'umanità o, in nome di splendidi ideali (fratellanza, uguaglianza, scienza e progresso), assomma nelle proprie mani un potere sconfinato? Quando i massoni parlano di morale, si riferiscono a quella comunemente definita tale, oppure a un insieme di regole rivoluzionarie elaborate nel segreto delle logge e destinate a essere fatte proprie dall'intera umanità? Quando i massoni parlano di libertà , hanno in mente il rispetto della libertà di tutti o, negando il diritto naturale e la distinzione fra bene e male, di fatto riducono le persone, private di volontà , a una massa di individui eterodiretti?

Chiesa cattolica e massoneria sono da sempre su fronti contrapposti e, al di là della propaganda, inconciliabili. L'Autrice si ripromette di fare luce sulla massoneria moderna ricorrendo al magistero pontificio illustrato con considerazioni di tipo storico-documentale. La voce dei Papi risuona così in tutta la sua attualità, profondità e profeticità. «La massoneria è un nemico della Chiesa», puntualizza mons. Luigi Negri, vescovo di San Marino e Montefeltro nella Prefazione, «nasce con questa inimicizia e persegue la realizzazione di questa inimicizia con la distruzione della Chiesa e della civiltà cristiana e con la sostituzione a essa di una cultura e di una società sostanzialmente ateistiche, anche quando si fa riferimento all'architetto dell'universo» (pp. 320).

Risorgimento da riscrivere

(edizioni Ares 1998)

L'unità d'Italia è stata cucita a spese della Chiesa. Il processo storico di unificazione dal 1848 al '61 si è svolto contestualmente a una vera e propria guerra di religione condotta nel Parlamento di Torino - dove tra i liberali siedono i massoni - contro la Chiesa cattolica. I liberali aboliscono tutti gli ordini religiosi della Chiesa di Stato, spogliano di ogni avere le 57.492 persone che li compongono, sopprimono le 24.166 opere pie, lasciano più di 100 diocesi senza vescovo, impongono al clero l'obbligo di cantare il Te Deum per l'ordine morale raggiunto, vietano la pubblicazione delle encicliche pontificie, pretendono siano loro somministrati i sacramenti nonostante la scomunica, e, come se nulla fosse, si proclamano cattolici.

Perché? Perché proprio lo Stato sabaudo, che si dice costituzionale e liberale, alla guida del moto risorgimentale dedica accanite sessioni parlamentari per la soppressione degli ordini religiosi? Con quali motivazioni ideologiche, morali, politiche e giuridiche? Sulla base di una mole impressionante di fonti originali, Angela Pellicciari dimostra che colpendo il potere temporale della Chiesa s'intendeva annientarne la portata spirituale. Dell'iconografia tradizionale resta un Ottocento tormentato, certo spregiudicato, molto meno romantico, che apre a una più piena comprensione delle difficoltà riscontrate fino a oggi nell'evoluzione della nostra identità nazionale (pp. 336).


dall'articolo "Scuse al Vaticano per l'Unità d'Italia", Libero 12-09-09

L’altro giorno alla festa dei giovani del PdL ad Atreju il premier Silvio Berlusconi, con una battuta, ha mandato all’aria 150 anni di storiografia ufficiale. Sponsorizzando il mio primo libro Risorgimento da riscrivere (Ares), ha testualmente detto: «In preparazione per l’anno 2011 del centocinquantenario della storia d’Italia consiglio a tutti, ragazzi e meno ragazzi, di andare a rivedere la nostra storia degli ultimi 150 anni», perché «è stata raccontata in una maniera diversa dalla realtà e quindi credo che, per una esigenza di verità, sia bene per tutti andarsi a rinfrescare la memoria e correggere ciò che è stato scritto erroneamente».

Un’altra esigenza di verità è stata sottolineata da Berlusconi, quella relativa all’occupazione italiana della Libia: «Ho chiesto perdono alla Libia per ciò che gli italiani avevano fatto verso il popolo libico». Cosa c’entra la Libia con l’unità d’Italia? C’entra.

Quando praticamente tutto il mondo protestante, liberale e massonico cospirava per l’unificazione italiana formato Savoia, per giustificare l’invasione sabauda è stata propagandata una versione dei fatti radicalmente falsa. Versione che fino a oggi nessun presidente del Consiglio si era mai neanche lontanamente sognato di mettere in dubbio.

La vulgata da correggere

Secondo la leggenda Vittorio Emanuele II sarebbe andato a liberare i popoli gementi sotto il malgoverno pontificio e borbonico. In realtà i popoli hanno pianto, e molto, dopo la liberazione. I Savoia e i loro governi dichiaravano di muoversi in nome di una moralità superiore a quella degli altri Stati: in nome di una monarchia liberale e costituzionale. Se non che, mentre l’articolo 1 dello Statuto dichiarava la religione cattolica unica religione di Stato, sono stati soppressi tutti gli ordini religiosi della Chiesa di Stato. E così, nel corso di circa venti anni, 57.492 persone, tanti erano i membri degli ordini religiosi, vengono messi sul lastrico, cacciati dalle proprie case, privati del lavoro, della missione, della vita che liberamente avevano scelto.

I beni degli ordini religiosi sono in gran parte svenduti ai liberali (l’1% della popolazione) che si appropriano per due lire dell’ingente patrimonio artistico e culturale accumulato nel corso del tempo dall’Italia cattolica. Migliaia di palazzi, intere biblioteche, archivi, quadri, sculture, oggetti sacri ecc. inghiottiti in un battibaleno. Oltre a ciò, più di cento sono le diocesi italiane lasciate senza vescovo, mentre i preti che non cantano il Te Deum - per l’ordine morale che trionfa - sono imprigionati e multati (nel 1859 è entrato in vigore un nuovo codice di diritto penale che toglie al clero qualsiasi libertà di parola). Lo storico marxista Emilio Sereni parla di 2.565.253 ettari di terra appartenenti alla Chiesa o al demanio alienati e venduti. Quali le conseguenze? Povertà diffusa, carceri strapiene, ingiustizia dilagante, smisurato aumento della tassazione, crollo del numero di proprietari terrieri.

L’enciclica di Pio IX

Una propaganda martellante, che ancora oggi perdura, cerca di giustificare la cura liberale in nome della presunta arretratezza culturale e morale dell’Italia preunitaria. È così che la storia si è trasformata, per dirla con Leone XIII, in una «congiura contro la verità». Elencando i meriti dell’Italia cattolica, nell’enciclica Nostis et nobiscum del 1846, Pio IX ricorda fra l’altro come, proprio grazie al cattolicesimo, l’Italia non abbia partecipato alla conquista del mondo cui le altre nazioni si erano abbandonate.

Papa Mastai scrive che la fede «distolse gli animi degl’Italiani da quella luce passeggera di gloria, che i lor maggiori, soprastando essi nelle armi, avevano riposto nell’incessante tumulto delle guerre, nell’oppressione degli stranieri, e nell’assoggettare a durissimo servaggio quel maggior numero di uomini che per loro si potesse». Invece di fare guerre di conquista coloniale, gli italiani hanno eccelso in opere di misericordia: «Di qui nelle precipue città dell’Italia, templi meravigliosi, ed altri monumenti dell’evo cristiano, edificati non già per mano di uomini gementi sotto intollerabile schiavitù, ma eretti dallo zelo di spontanea carità; e per tutto pii Istituti, quali per l’esercizio della Religione, quali per l’educazione della gioventù, quali per coltivare a dovere le lettere e le arti, quali per conforto degl’infermi, quali per sollievo dei bisognosi».

La celebrazione del centocinquantenario dell’Unità d’Italia è causa di polemiche a non finire. Ci si ripromette di tutto. Si è anche pensato di organizzare a Gaeta una poco probabile riconciliazione tra “borbonici” e “piemontesi”! Si evita però accuratamente di fare i conti col convitato di pietra: Pio IX. Si elude lo scoglio centrale: la chiesa e, quindi, il popolo italiano.

E se, per celebrare l’unità d’Italia secondo giustizia e verità, chiedessimo perdono agli italiani e alla Chiesa di allora? Se facessimo con noi stessi quello che il nostro premier ha avuto il coraggio di fare con la Libia? Torneremmo a essere una grande nazione, con una storia formidabile che dura da più di 2000 anni.


dall'articolo: "Le belle parole sul risorgimento che fanno a pugni con la realtà", Libero 25-09-09

Ma quanto sono belle le belle parole! Bisogna ammetterlo: le belle parole sono musica per le nostre orecchie. E Circe era un pericolo molto serio per Ulisse! Dunque: vanno ancora di moda le espressioni suadenti da tanti decenni in voga per definire il nostro Risorgimento: moralità, costituzione, libertà, lotta all’oscurantismo e al dogmatismo, libera chiesa in libero stato. Nei nostri giornali è tutto un fiorire di bei ricordi. E, quando non ci si abbandona al come eravamo (sottinteso bravi), l’attacco personale è sempre a portata di mano e sempre efficace: “Angela Pellicciari è una studiosa seria ma anche molto militante”. Di qui al parogone con Ahmadinejad il passo è breve ed obbligato. A suggerirlo è un giornalista carico di anni e di imparzialità professionale.

Possibile? Sì. Qualche tempo fa’ sono stata accusata di filonazismo ed oggi, in stretta continuità, si passa all’analogia con chi l’olocausto continua a negare. Viene da chiedersi: chi difende il Risorgimento non ha altri argomenti da utilizzare?

Da parte mia continuo testardamente a raccontare fatti. Non parole. Questi giorni, per esempio, viene ricordata la massima cavouriana (che cavouriana non era, ma del cattolico conte di Montalembert) “libera chiesa in libero stato”. Nessuno la contesta. Ma nessuno spiega nemmeno come sia stato possibile che, in nome della libera chiesa, il Regno di Sardegna prima ed il Regno d’Italia poi, abbiano soppresso tutti gli ordini religiosi, ne abbiano incamerato (derubato) i beni ed abbiano ridotto frati e monaci a mendicanti senza casa, senza libri, senza lavoro. In nome di quale libertà Cavour ha proibito la circolazione delle encicliche di Pio IX? Che libertà è quella degli articoli 268, 269 e 270 del codice penale piemontese che comminano multe e carcere ai sacerdoti che osano mettere in dubbio i dogmi della libertà liberale? Tanto per citarne uno, l’articolo 268 punisce “severamente i sacerdoti pei peccati di parole, d’opere e di omissioni, che commettessero contro la libertà. Al sacerdote che pronuncia in pubblica adunanza un discorso contenente censura delle istituzioni e delle leggi dello Stato duemila lire di multa e due anni di carcere… Al sacerdote che coll’indebito rifiuto dei propri uffizi turba la coscienza pubblica o la pace delle famiglie, duemila lire di multa e due anni di carcere”.

Come si risolve una contraddizione tanto stridente: come conciliare il desiderio manifesto di annientare la chiesa col proposito dichiarato di difenderne la libertà?

Per capire come l’élite liberale sia riuscita nella quadratura del cerchio, basta analizzare il discorso che Carlo Cadorna fa alla Camera subalpina il 20 febbraio 1855. Cadorna, a nome della maggioranza di governo, sta illustrando le ragioni che inducono a sopprimere, in nome della libertà, 35 corporazioni religiose del cattolico Piemonte.

Cadorna parte dalla causa prima: Dio. E’ per volontà divina, sostiene, che esistono sia il potere spirituale sia quello temporale. Quale la differenza? Semplice: al potere spirituale compete l’autorità sull’anima, vale a dire sui “pensieri, le aspirazioni e le credenze”, tutto il resto appartiene al potere temporale che, a volte, ed erroneamente, Cadorna confonde col potere materiale. Messe così le cose la conseguenza è ovvia: tutto ciò che si vede è di competenza dello stato, quanto non si vede (l’anima per l’appunto) di competenza del papa. E pertanto, stabilisce Cadorna, le proprietà della chiesa “non divengono spirituali per ciò solo che sono destinati al culto”. I beni della Chiesa insomma sono a buon diritto beni che, in quanto visibili, appartengono a pieno titolo allo Stato che può disporne a piacimento.

Il Corriere del 18 settembre titolava a tutta pagina: “Quel sogno fallito di Cavour/ La separazione fra stato e chiesa, che lui avrebbe voluto, viene tradita da 150 anni”. Bellissime parole. Belle parole davvero!

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