Articoli

2015/02/07

«I turchi ci massacrano». Così è nata la prima Crociata

(da "La Nuova Bussola Quotidiana)

Massimo Bordin, a Radio Radicale, è sempre una gran miniera di idee. Questa mattina riportava un paragone fatto da Obama fra le infamie commesse dai cristiani all’epoca delle Crociate e dell’Inquisizione e gli attuali misfatti dell’Is. Non ero in Italia, ma mi hanno detto che anche giornalisti italiani si sono esercitati in considerazioni analoghe.

Brevemente qualche fatto: se ci si chiede come mai i musulmani moderati non abbiano alzato la voce contro i crimini commessi dai vari califfi o pretendenti tali contro i cristiani, la risposta è semplice e va trovata nel Corano. Il Corano è un libro che non si può interpretare. Il Corano va obbedito perché a parlare è Dio che lo detta al profeta. Dunque, il versetto 33 della sura 5 dice: «In verità, la ricompensa di coloro che combattono Iddio e il suo Messaggero e si danno a corrompere la terra è che essi saranno massacrati, o crocifissi, o amputati delle mani e dei piedi dai lati opposti, o banditi dalla terra». Non risulta che il Dio biblico si sia mai espresso in questi termini.

In obbedienza al Corano nel corso del tempo più volte i musulmani hanno aderito alla lettera alla volontà del profeta. Così hanno fatto i turchi selgiuchidi nell’undecimo secolo. Leggiamo alcuni brani della lettera che nel 1091 l’imperatore Alessio Comneno scrive a Roberto I, conte di Fiandra, per descrivere cosa succede ai cristiani che vivono sotto il dominio turco o che vanno in Terra Santa come pellegrini: «circoncidono i ragazzi e i giovani dei Cristiani sui battisteri dei Cristiani, e in disprezzo di Cristo versano il sangue della circoncisione negli stessi battisteri, e poi li costringono a urinare negli stessi; e poi li trascinano nelle chiese e li costringono a bestemmiare il nome e la fede della santa Trinità. Coloro che si rifiutano li affliggono con innumerevoli pene e alla fine li uccidono. Nobili matrone e le loro figlie, che hanno depredato disonorano nell’adulterio, succedendosi uno dopo l’altro come gli animali. Altri corrompono turpemente le vergini, ponendole in faccia alle loro madri, e le costringono a cantare canzoni viziose e oscene, finché non hanno terminato i loro vizi»; «uomini di ogni età e ordine, ragazzi, adolescenti, giovani, vecchi, nobili, servi, e, ciò che è peggio e più vergognoso, chierici e monaci, e -che dolore!- ciò che dall’inizio dei tempi non è stato mai detto o sentito, vescovi, sono oltraggiati con il peccato di Sodoma, e un vescovo sotto questo osceno peccato perì. Contaminano e distruggono i luoghi sacri in innumerevoli modi, e ne minacciano altri di peggiore trattamento. E chi non piange di fronte a ciò? Chi non prova compassione? Chi non ne prova orrore? Chi non prega?». I turchi distruggono «quasi l’intera terra da Gerusalemme alla Grecia», le isole, e «adesso quasi nulla rimane eccetto Costantinopoli, che minacciano di strapparci prestissimo, a meno che l’aiuto di Dio e dei fedeli Cristiani Latini ci giunga velocemente»; «Il resto omettiamo per non dare fastidio a chi legge».

L’Occidente nel 1096 risponde all’appello disperato dell’imperatore bizantino andando con grandi sacrifici e grande eroismo a liberare la terra di Gesù dalla barbarie musulmana all’epoca imperante. È la prima crociata. Parole come quelle pronunciate da Obama riposano su un terreno sicuro. Un terreno reso solido da secoli di falsità storiche fatte passare per verità. Come scrive Leone XIII nel 1883: «la scienza storica sembra essere una congiura degli uomini contro la verità»; «Troppi vogliono che il ricordo stesso degli avvenimenti passati sia complice delle loro offese». La propaganda anticattolica ha dipinto la Chiesa come una specie di associazione a delinquere, violenta, oppressiva, intollerante. La propaganda anticattolica ha dipinto l’islam come la terra della pace e della tolleranza. Nemmeno le atrocità disumane commesse in questo tempo dall’islam che, come sempre ha fatto, vuole conquistare il mondo e arrivare a Roma, riescono a far riflettere chi è stato educato all’odio e al disprezzo anticristiano.

Continua a leggere ⇢

2014/05/19

Libertà di coscienza o libero arbitrio?

(da "La Nuova Bussola Quotidiana)

“Perché movimenti di liberazione, che hanno già suscitato immense speranze, sfociano poi in regimi per i quali la libertà dei cittadini, a cominciare dalla prima di tali libertà che è la libertà religiosa, costituisce il nemico numero uno?”: così scriveva nel 1986 il prefetto della congregazione per la dottrina della fede, cardinal Ratzinger. Già: perché? Possibile che sulla strada che porta dai bei proclami di libertà alla soppressione di ogni tipo di libertà ci si imbatta nella libertà di coscienza?

La filosofia cattolica ha sempre affermato che l’uomo ha una volontà libera: libero arbitrio. All’uomo spetta la scelta, libera, inauditamente libera, di obbedire a Dio o di ribellarsi a Lui. All’uomo non compete la capacità di sostituirsi a Dio nella definizione di bene e male. Nessuna libertà di coscienza può offrire una patente di buona condotta ad azioni malvagie, anche se compiute in coscienza. Affermare che la coscienza dell’uomo è libera nel senso che sta a lei definire il bene e il male ha come presupposto la negazione della verità. Mancando la verità, una verità oggettiva valida ovunque e per sempre, la libertà non è più adesione alla verità, ma possibilità di fare quanto ritenuto giusto secondo criteri che variano nel tempo e nello spazio. Non è più la verità che rende liberi ma la mancanza di verità che rende liberi in coscienza.

Due esempi di come, in nome della libertà di coscienza, si possa eliminare ogni spazio di libertà a partire da quella religiosa. Nel 1905 la Terza Repubblica francese dominata dall’influenza massonica impone una legge sulla “separazione delle Chiese dallo Stato” il cui articolo primo dichiara: “La Repubblica assicura la libertà di coscienza”. Gli articoli che seguono mostrano come si possa, in nome della libertà, derubare la chiesa di tutte le sue proprietà: “Gli edifici che sono stati messi a disposizione della nazione e che, in virtù della legge del 18 germinale anno X, servono all’esercizio pubblico dei culti o all’alloggio dei loro ministri (cattedrali, chiese, cappelle, templi, sinagoghe, arcivescovadi, vescovadi, presbiteri, seminari), così come le loro dipendenze immobiliari e i mobili che li arredavano al momento nel quale tali edifici sono stati assegnati ai culti, sono e rimangono proprietà dello Stato, dei dipartimenti, dei comuni”, così l’articolo 12.

Il 23 gennaio 1918 la Russia, appena liberata dall’oscurantismo zarista, approva il Decreto del Consiglio dei Commissari del Popolo sulla libertà di coscienza e sulle associazioni ecclesiastiche e religiose: la chiesa ortodossa è privata della personalità giuridica, derubata delle sue proprietà, privata del diritto di acquisirne di nuove. Nel 1918 è sancita la morte per libertà di coscienza della religione ortodossa. Il resto seguirà.

L’associazione che con più convinzione sponsorizza la libertà di coscienza è la libera muratoria. Un’istituzione che la chiesa ha condannato in centinaia di documenti fin dal suo apparire all’inizio del Diciottesimo secolo: “Da questa corrottissima sorgente dell’indifferentismo [massonico] scaturisce quell’assurda ed erronea sentenza, o piuttosto delirio, che si debba ammettere e garantire a ciascuno la libertà di coscienza: errore velenosissimo”, a scrivere così è Gregorio XVI nella Mirari vos del 1832.

All’interno della vita delle logge, durante la cerimonia di iniziazione al trentaduesimo grado del rito scozzese antico e accettato, così si parla di libertà di coscienza: “Al 30° grado abbiamo appreso che la Libertà, e, in primo luogo, la Libertà di coscienza con tutti i suoi corollari, era il principale obiettivo del nostro Ordine”.

Quando si fa paladina della libertà di coscienza la massoneria si riferisce in senso proprio alla coscienza veramente libera che ritiene di incarnare. Il principale obiettivo dell’ordine è scardinare tutti i principi non negoziabili, diremmo oggi, ed imporre a tutti il proprio credo, ritenuto per definizione l’unico libero.

Quella massonica e quella cattolica sono senza dubbio due visioni del mondo contrastanti e inconciliabili, ma il contrasto non è fra una posizione dogmatica che esclude tutte le altre ed una tollerante che le accetta tutte. Il contrasto, radicale, è fra due visioni del mondo incompatibili che si escludono a vicenda.

Ai nostri giorni in nome della libertà di coscienza stiamo assistendo al tentativo di imporre a tutto il mondo l’approvazione di un codice etico che premia il male e condanna il bene: “Quando l’uomo vuole liberarsi dalla legge morale e divenire indipendente da Dio, lungi dal conquistare la propria libertà, la distrugge. Sottraendosi al metro della verità, egli diventa preda dell’arbitrio; tra gli uomini sono aboliti i rapporti fraterni per far posto al terrore, all’odio e alla paura”, così Ratzinger.

Continua a leggere ⇢

2012/06/06

Garibaldi sconosciuto: era schiavista

Sono partiti da Quarto. Lo abbiamo solennemente ricordato anche l’altro giorno. Ma partiti chi? I Mille. Che tipi erano i Mille? “Tutti di origine pessima e per di più ladra; e tranne poche eccezioni con radici genealogiche nel letamaio della violenza e del delitto”. Quale leghista secessionista può infangare in questo modo la gloriosa ed eroica spedizione? Non ci si crederà, ma la risposta è: nessun leghista. Giuseppe Garibaldi in persona.

Viene da dire: da che pulpito! Sì, perché Garibaldi, fra le tante liberazioni compiute, è stato anche commerciante di schiavi. Solo che nessuno lo sa. Lo stesso Garibaldi ha costruito passo dopo passo il proprio mito raccontando nelle Memorie i particolari della sua vita leggendaria. Sappiamo così tutto su come sbarcasse il lunario in America Latina, dopo la fine della rivoluzione quarantottina. Sappiamo che nel 1854 capitanava una nave di nome Carmen, che faceva la rotta Callao-Canton; conosciamo i giorni di traversata, l’approdo esatto, il carico di guano. Non sappiamo cosa trasportasse nel tragitto di ritorno: scaricato il guano, con cosa riempiva la nave? Alla perdita del dettaglio rimedia l’amico armatore, il ligure Pedro Denegri, che racconta: “M’ha sempre portato i cinesi nel numero imbarcato e tutti grassi e in buona salute; perché li trattava come uomini e non come bestie”. Il libro che narra l’episodio (La vita e le geste di Giuseppe Garibaldi, scritto da Vecchj e pubblicato da Zanichelli) ha avuto una sorte curiosa: è scomparso da tutte le biblioteche. Io ne posseggo un esemplare raro, acquistato in una biblioteca antiquaria.

Descritto come novello Cincinnato che, dopo le eroiche gesta, torna alla sua Caprera, “l’anima candida” di Garibaldi di Cincinnato aveva poco. Il fiume di denaro che accompagna la conquista del regno d’Italia a favore dell’1% di quanti l’hanno organizzata, segue anche l’eroe dei due mondi. Così racconta la Civiltà Cattolica in un pezzo di cronaca contemporanea del 1875. Il governo italiano propone di ricompensare Garibaldi con un vitalizio ma l’eroe non ci sta e il 10 dicembre 18774 scrive al ministro Mancini: “Avrei accettato il dono nazionale se non vi fosse di mezzo un governo, che io tengo colpevole delle miserie del paese, e con cui non voglio essere complice”. Il 31 insiste col figlio Menotti: “Le cento mila lire pesandomi sulle spalle come la Camicia di Nesso, ho incaricato Riboli di pubblicare la mia ultima lettera di non accettazione”. Il commento della rivista dei gesuiti è asciutto e laconico: “Passarono men che sei mesi, e tutte queste belle cose andarono in fumo. L’eroe accettò ed indossò la camicia di Nesso sotto forma di cento mila lire annue”. Forse non è inutile ricordare che nel primo dopoguerra, qualche decennio dopo i fatti qui raccontati, quando l’inflazione aveva già falcidiato i risparmi degli italiani, un famoso motivetto cantava: “se potessi avere mille lire al mese”!

E la spedizione dei Mille? Beh, anche qui le cose hanno bisogno di qualche precisazione: l’idea, gli uomini, le munizioni non sono frutto dell’improvvisazione garibaldina, ma della programmata, meticolosa e segretissima organizzazione messa a punto dal duo Cavour-La Farina. Ci sarebbe altro. Molto altro. Ma per oggi basta così.

Continua a leggere ⇢

2010/02/10

La Bonino è contro i cattolici

articolo pubblicato su il Tempo

Il Foglio sta da qualche tempo conducendo un’indagine sulle simpatie che la Bonino raccoglierebbe tra i cattolici laziali. Che non sarebbero poche. Possibile? Una Bonino disinvolta, decisa, sorridente, all’inizio della campagna elettorale si è premurata di dichiarare di non essere anticattolica ma anticlericale. Il messaggio mandato all’elettorato cattolico era chiaro: non c’è da aver paura di me. Io, da vera democratica, rispettosa delle libertà di tutti e di ciascuno, mi oppongo solo all’ufficialità vaticana perché intrigante, oscurantista, lontana dalla realtà e dai problemi della gente.

Parole belle. Efficaci. Dette con spavalda sicurezza. Parole che ricordano quasi alla lettera quelle scritte dal Grande Oriente d’Italia in una circolare spedita nel lontano 1886: “Anzitutto devesi far entrare nel popolo l’idea che la massoneria non ha fine politico, ma solo di beneficenza e di pace, di libertà e di affrancazione dai vincoli degli spiriti, aggravati dalle religioni di dogmi e di precetti. In secondo luogo dimostrare che la massoneria non combatte i cattolici, ma i clericali, che sono corruttori del cattolicismo, e lo disonorano, trascinandolo sulla piazza e nelle gare politiche”.

Quando il Grande Oriente scrive questo testo è da poco avvenuta l’unificazione italiana che ha tolto alla chiesa qualsiasi libertà, ha soppresso tutti gli ordini religiosi espropriando tutte le loro proprietà (compresi conventi, opere d’arte, oggetti di culto, biblioteche ed archivi), ha lasciato senza vescovi tante diocesi ed ha reso il papa “prigioniero” in Vaticano. In questo contesto di distruzione del patrimonio culturale, artistico e religioso italiano, il Grande Oriente rivendica a sé il merito di avvenimenti ritenuti epocali: “Sono da encomiarsi i lavori che si sono fatti in passato, in nome della politica e della finanza italiane. Principalmente la soppressione degli ordini religiosi, l’incameramento dei beni ecclesiastici, la distruzione del potere temporale. Sono tre grandi fatti storici che costituiscono la base di granito del movimento massonico in Italia”. Come mai la massoneria non denuncia apertamente il proprio odio per la chiesa cattolica e il proprio disprezzo per gli italiani, tutti cattolici? Perché il primo articolo dello Statuto Albertino dichiara la religione cattolica “unica religione di stato” e perché i Savoia ed i liberali avocano a sé una superiore moralità proprio in quanto costituzionali e liberali. La persecuzione anticattolica in atto doveva, come tale, essere negata: nell’Italia risorgimentale la menzogna regnava sovrana, proprio come Pio IX e Leone XIII scrivevano in decine di lettere.

Cosa c’entrano le cosiddette conquiste di libertà dell’Ottocento italiano con la politica radicale degli ultimi decenni? E’ lo stesso Pannella (il padre spirituale della Bonino) a sottolineare la continuità fra il Risorgimento e le battaglie radicali. In un’intervista comparsa su El Pais del 13 maggio 2005, il leader radicale così loda il primo ministro spagnolo Zapatero: “Zapatero mi ricorda un antico presidente del governo francese, Emile Combes, che nel 1905 espropriò una serie di beni ecclesiastici e rispose alle proteste con una frase: il Vaticano, dopo essersi allontanato dal cattolicesimo, si vuole anche allontanare dallo stato […] La posizione di Zapatero si inserisce nel contesto di una tradizione democratica e laica, radicalmente europea, imparentata con fenomeni come il risorgimento e l’unificazione italiana del 1870”.

In polemica con la difesa della vita portata avanti dalla Cei di Ruini all’epoca del referendum sulla legge 40, nella stessa intervista a El Paìs appena ricordata, anche Pannella ricorre al collaudato stereotipo dell’anticlericale sì, anticattolico no: “Qui non stiamo parlando del cattolicesimo, ma del Vaticano, uno stato con potere temporale, impegnato a guadagnare più potere a scapito degli altri stati. A mio parere, boicottando il referendum la gerarchia cattolica incorre nel peccato di simonia, vale a dire nella compravendita di beni spirituali”.

Lasciamo Pannella ai suoi sproloqui. Quello che importa ora è ricordare come i nemici della chiesa si siano sempre avvalsi della finta contrapposizione “anticattolici no, anticlericali sì”, “anticattolici no, antivaticani sì”. La ragione di questo tipo di propaganda obbedisce ad una logica ferrea: quella di chi non rinuncia a sperare di farla finita con la fede di Pietro. Non sembra che votare Bonino sia la più astuta fra le scelte che un cattolico possa fare.

Continua a leggere ⇢

2009/12/31

Se difende la famiglia la piazza è censurata

da Libero

In una Madrid scintillante di luci, in cui splendidi addobbi multicolori illuminano la notte con stilizzate nuvolette, cuoricini, puntini luminosi e scritte inneggianti alla gioia, alla calma, alla serenità, all’allegria, in una Madrid insomma in cui il funerale del Natale cristiano si celebra nel modo più indolore possibile, si è svolto un evento di cui, da noi, nessuno si è accorto. Per domenica 27 dicembre, festa della Sacra Famiglia, il cardinale di Madrid Antonio Maria Rouco Varela, in stretta collaborazione con Kiko Argüello iniziatore del Cammino Neocatecumenale, ha promosso una solenne festa della famiglia cristiana chiamando nella capitale spagnola famiglie provenienti da tutta Europa: “Il futuro dell’Europa passa per la famiglia”, questo lo slogan. Se l’arcivescovo di Madrid si è genericamente riferito alla presenza di centinaia di migliaia di persone, il più scientifico El Pais ha calcolato una cifra precisa: cinquantaseimila. Tre anni fa, all’epoca della prima convocazione per la festa della Sacra Famiglia, quando la stampa di tutto il mondo calcolava due milioni di presenze, il quotidiano spagnolo, in splendida solitudine, scriveva ‘centosessantamila’. La cifra si pretendeva esatta perché calcolata in modo matematico, moltiplicando i metri quadri della piazza per il numero delle persone che si ritiene possano occupare un metro quadro. Ragionevole immaginare che un’analoga iniziativa, promossa dal movimento omosessuale, avrebbe avuto una copertura mediatica leggermente diversa? Si parla tanto di relativismo nichilista, ma l’espressione è vera e falsa insieme. Vera perché si asserisce che la verità non esiste e che, quindi, tutte le singole verità si equivalgono. Falsa perché, in realtà, è imposta una verità anticristiana: la legge naturale non esiste e il matrimonio indissolubile, aperto alla vita, è una follia. Cinquantaseimila persone? No. Una moltitudine di famiglie da tutta Europa è andata a Madrid a testimoniare la bellezza della famiglia cristiana: madri, padri e tanti figli. Germania, Inghilterra, Lettonia, Ungheria, Irlanda, Polonia, solo per citare alcune delle nazioni presenti. Per non parlare dell’Italia. Solo che noi, col nazionalismo blando e subliminale che professiamo (grazie alle note vicende dell’unificazione nazionale), al contrario delle altre nazionalità, non avevamo bandiere da sventolare. Ma c’eravamo. Ed in massa. Un enorme sforzo economico ed organizzativo per famiglie semplici, con tanti figli, che erano lì a testimoniare che la realtà è veramente drammatica. Che si parla tanto di famiglia e di figli, ma si promuovono solo coppie di fatto, matrimonio omosessuale, adozione per coppie gay. Che per i figli nati da un padre ed una madre che si impegnano nei loro confronti con sacrifici quotidiani e per sempre, non c’è sponsorizzazione. E che, proprio per questo, l’Europa da decenni si sta suicidando. Perché da tempo ha rinunciato alla vita. I vaticanisti di tutti i quotidiani nazionali, insieme ai rispettivi direttori, devono aver ritenuto che tanta fatica, tanto freddo e tanta allegria non avessero troppo senso. E infatti nessuno di loro si è accorto di nulla e nessuno ne ha dato notizia. Eppure la metà sinistra della Castellana, arteria pulsante di Madrid, era letteralmente invasa da famiglie italiane (di quella destra non so perché non c’ero). Vengono in mente i pastori: gli unici che abbiano contemplato la nascita di Gesù. Poveri pastori. Da loro però è nata una splendida civiltà: quella cristiana. Bisogna ricominciare. Le centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini, venuti con sacrifici dalla Spagna e da tutta Europa (senza aiuto economico di sindacati o partiti o facoltose organizzazioni) hanno testimoniato che lo sanno e che sono pronte a ricominciare. E’ tempo, come gridava Giovanni Paolo II, di evangelizzare. Nel 1982, all’epoca della sua prima visita in Spagna, il papa polacco, proprio dalla Plaza de Lima, aveva profeticamente scandito: “Il futuro dell’umanità passa per la famiglia”. Nel 2009 il testo è stato leggermente modificato: “Il futuro dell’Europa passa per la famiglia”.

Continua a leggere ⇢

NEWSLETTER

Iscriviti alla Newsletter

* Campi richiesti
Acconsento all'utilizzo dei miei dati Privacy Policy *