2015/11/26
Ma Jahvé e Allah non sono lo stesso Dio
(da "La Nuova Bussola Quotidiana)
Due giorni fa stavo tornando a Roma in macchina quando la radio ha trasmesso i discorsi pronunciati al funerale di stato celebrato in onore della ragazza assassinata in una discoteca di Parigi, mentre una banda rock suonava il suo pezzo forte: Kiss the Devil (“Io amo il diavolo e canterò la sua canzone, io amerò il diavolo e la sua canzone”, “Io amerò il diavolo, io bacerò la sua lingua, io bacerò il diavolo sulla sua lingua”).
Ho sentito un rappresentante musulmano affermare che in fondo fra il Dio di Israele (Jahvè) e il Dio dei musulmani (Allah) non c’è troppa differenza. E, devo dire, sono rimasta allibita. Perché questa affermazione è falsa.
L’Occidente, e l’Italia in modo tutto particolare, nel secondo dopoguerra ha subito una martellante campagna di diffamazione della Chiesa cattolica e della storia cattolica, definite entrambe oscurantiste, violente, intolleranti, colpevoli di ogni tipo di iniquità, incivili. Per dimostrare come la campagna anticattolica abbia colpito nel segno basta pronunciare alcune parole (“crociate, inquisizione, Giordano Bruno, Galilei”) per far sì che ogni italiano, ogni cattolico, si copra di vergogna e ammutolisca.
Le calunnie diffuse contro Cristo e la sua Chiesa sono state ovviamente accompagnate dall’esaltazione di altri modelli di culture e di religioni. In particolare l’islam. Per decenni abbiamo compianto i fedeli di Allah aggrediti dai violenti crociati che li hanno barbaramente uccisi e cacciati dalle proprie case.
In queste righe mi limito a sottolineare come in realtà fra il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe e il Dio di Maometto le distanze siano incommensurabili. Jahvé ama il suo popolo di cui è padre (tutti i libri biblici definiscono Dio così) e sposo (basti vedere il libro di Osea e il Cantico dei cantici). Il Dio degli ebrei “È colui che è” (Jahvè) e gli uomini sono fatti a sua immagine e somiglianza e quindi, innanzi tutto, sono, hanno un’individualità, una libera volontà, una personalità. Una differenza qualitativa fra maschi e femmine è poi negata alla radice perché: “A immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò”.
Un sacerdote di grande cultura e profonda sensibilità, Gianni Baget Bozzo, qualche anno fa ha scritto sull’islam parole illuminanti. Eccone alcune: “La creazione è un concetto fondamentale del Cristianesimo proprio come realtà altra da Dio, anche se in Dio ha la sua origine e il suo fondamento. Per l’islam la creazione esiste solo come produzione costante della volontà divina: Dio è l’unica causa di tutti gli eventi. Il concetto di natura non ha quindi alcuna parte nel pensiero islamico, che non riconosce – differentemente dal Cristianesimo - alcuna autonomia alle causalità create”. Nella religione islamica, a rigore, il problema del male non si pone, come non si pone il problema del libero arbitrio: male è l’infedele, “un nulla che si ribella contro l’unica causa del suo esistere”. Un nulla che deve essere annientato: “È questa la sottile forma di nichilismo che pervade il pensiero islamico e che, non a caso, ha trovato nelle azioni annichilenti, cioè nelle azioni di guerra, la sua forma propria di azione civile e sociale. Al tempo stesso, l’annullamento, la morte in battaglia, è il modo con cui il musulmano entra nello spazio secondo della creazione che non è, come per il Cristianesimo, la vita in Dio, ma solo un’esistenza premiata”.
In una delle più belle piazze che la creatività cristiana abbia costruito, davanti alla splendida chiesa in cui è custodito il corpo di San Marco, abbiamo assistito, senza che le pietre urlassero il loro sdegno, all’equiparazione fra il Dio degli ebrei (il Dio di Gesù Cristo) e il Dio di Maometto.
Continua a leggere ⇢2015/11/18
I quattro castighi di Dio
(da "La Nuova Bussola Quotidiana)
Sabato notte, in seminario dove stavo facendo un corso su Agostino, quasi fuori dal mondo perché senza radio e televisione, ho vissuto alcune ore di angoscia. Mi capita spesso di dormire poco e male ma in quel caso non si trattava di insonnia: si trattava di angoscia. Mi sono messa a pregare, ho fatto il mattutino, e ho letto la lettura prevista dal breviario per quella notte: il profeta Ezechiele, capitolo 14, versetti 12-23.
In quel passo, attraverso il suo profeta, Dio manda a dire al popolo di Israele: “Figlio dell’uomo, se una terra pecca contro di me e si rende infedele, io stendo la mano sopra di essa, le tolgo la riserva del pane, le mando contro la fame e stermino uomini e bestie”; “Quando manderò contro Gerusalemme i miei quattro tremendi castighi: la spada, la fame, le bestie feroci e la peste, per estirpare da essa uomini e bestie, ecco, vi sarà un resto che si metterà in salvo con i figli e le figlie”. La mattina ho saputo cosa era successo a Parigi durante la notte e ho capito il perché mi era capitato di vegliare.
Le profezie di Ezechiele contro il popolo infedele e contro i falsi profeti che predicono la pace in nome di Dio, senza che questi li abbia inviati, sono agghiaccianti. E si sono avverate. Basta pensare a come è stata ridotta Gerusalemme dai romani.
Da quando esiste, l’islam punta alla conquista di Roma. Perché Roma significa il mondo e loro il mondo lo vogliono conquistato al vero Dio. Finora non sono stati capaci di trasformare San Pietro in una stalla, come era quasi riuscito a fare Maometto IV inviando contro l’Occidente un esercito poderoso al comando di Kara Mustafà. All’ultimo momento, alla vigilia della resa, l’11 settembre 1683, Vienna, ultimo baluardo sulla strada di Roma, non era caduta grazie all’intercessione di Maria impetrata dal santo cappuccino Marco D’Aviano e dalla preghiera di tanti uomini e donne terrorizzati. Finora i popoli cristiani, nell’ora del pericolo, si sono sempre rivolti con digiuni, preghiere, rosari ed elemosine, alla misericordia divina e alla protezione della Vergine.
Oggi cosa facciamo? Ce lo hanno detto in tutte le salse che a Roma stanno arrivando. Come ci prepariamo? I nostri profeti, come ai tempi di Ezechiele, hanno profetizzato e profetizzano pace. Ci vergogniamo della croce e proibiamo ai nostri figli di vedere quadri che la raffigurino, portando la nostra apostasia al limite della follia. Eppure se ci sono una città e una nazione che hanno ricevuto un’infinità di grazie da Dio, per la presenza a Roma del suo vicario, questi siamo noi.
Oggi di profeti Giona non se ne vede traccia. Chi chiama a conversione? Chi si pente della schifosa apostasia in cui siamo immersi? Chi invita a prendere le armi della fede – le uniche che contino - scongiurando Dio di avere misericordia di noi, dei nostri figli, della nostra storia, della nostra civiltà che è stata bellissima?
Continua a leggere ⇢2015/11/06
Ci risiamo con la spoliazione della Chiesa
(da "La Nuova Bussola Quotidiana)
Historia magistra vitae: durante il grande Risorgimento in nome della purezza della fede e della vera morale, in nome di Gesù nato e morto povero, la Chiesa è stata derubata di un gigantesco patrimonio: palazzi, conventi, chiese, oggetti d’arte, biblioteche, archivi, terreni. Tutti finiti in mano di ricchi borghesi che, così, sono diventati ricchissimi. La popolazione invece, non più sostenuta dai beni dei poveri (dai beni della Chiesa), finiva nella più nera miseria costretta ad una massiccia emigrazione.
Oggi ci risiamo anche se, nel frattempo, la Chiesa possiede solo qualche briciola in confronto ai patrimoni accumulati nei secoli, frutto di amore e di donazioni da parte dei fedeli, grati per la capillare assistenza loro fornita in tutti i frangenti della vita da un esercito di preti, frati, monache e suore.
Oggi fa scandalo che una delle personalità più influenti della Chiesa, quando prende l’aereo, si azzardi, addirittura, a viaggiare in business class. Oggi che c’è un papa che abita a Santa Marta dando l’esempio, bisognerebbe che tutti, dico tutti, per amore del Vangelo e la salvezza della Chiesa, facessero altrettanto. Oggi si ricorda che la Chiesa possiede, addirittura, bellissimi edifici nei posti più belli di Roma. Sarebbe ora che questi passassero gratis et amore Dei a chi è più degno di possederli e abitarli: i nuovi padroni che, ancora una volta, si apprestano a fare affari in nome di Gesù nato e morto povero, nonché del poverello che del santo di Assisi porta il nome.
Continua a leggere ⇢2015/10/23
Lutero e padri sinodali di lingua tedesca
di Angela Pellicciari
Il problema dell’accesso dei divorziati risposati alla comunione è davvero così difficile da risolvere?
Un gruppo di porporati di lingua tedesca suggerisce la quadratura del cerchio: si tratta di consentire a quanti si trovano nella spinosa situazione di voler fare la comunione pur senza averne diritto, di decidere cosa fare a livello personale, a livello di “foro interno”, con l’aiuto, va da sé, di un padre spirituale.
Portata alle estreme conseguenze la soluzione suggerita dal gruppo tedesco opta per un deciso ricorso al relativismo: non c’è una verità assoluta perché le cose cambiano col variare delle situazioni e ciascuno può valutare in coscienza la cosa migliore da fare. Padre di questa posizione è un altro tedesco, un tedesco famoso: Martin Lutero.
Mutatis mutandis anche Lutero si trova a dover prendere posizione su un caso spinoso: è lecito al langravio Filippo d’Assia, luterano della prima ora, definito dal “profeta della Germania” il “nuovo Arminio”, diventare bigamo? Vizioso e lussurioso, Filippo scrive a Lutero per ottenere il suo consenso alla celebrazione in pubblico di seconde nozze -cui la prima moglie acconsente- con la diciassettenne damigella di corte Margherita di Saale. Il caso non è di facile soluzione perché, se Lutero rifiuta, il suo braccio destro può passare armi e bagagli nelle fila del cattolico imperatore Carlo V.
Vista la delicatezza del momento Lutero e Melantone rispondono immediatamente, il giorno dopo aver ricevuto la lettera: in pubblico non si può celebrare nessun matrimonio perché lo scandalo sarebbe troppo grande; se però il langravio insiste, gli si può concedere una dispensa perché il “matrimonio supplementare” non ha nulla contro la legge di Dio e può essere determinato da una “necessità di coscienza”: “l’uomo può col consiglio del suo pastore, prendersi ancora un’altra donna”.
Continua a leggere ⇢2015/06/22
L’ineffabile Marino
Ricordo bene, durante la campagna elettorale del sindaco ciclista, che sui giornali comparivano foto a mezza pagina di suorine che abbracciavano il candidato del cuore, Ignazio Marino.
Adesso Marino, se possibile, ha superato se stesso. Sorridente e fiero ha sfoggiato una gran fascia tricolore durante il gay pride di Roma ma si è rifiutato di portare i suoi saluti alla manifestazione Difendiamoinostrifigli che ha riunito a Roma un milione di persone in piazza San Giovanni.
Orgoglioso di rappresentare gli omosessuali, sdegnato che bambini e famiglie osino mettere in discussione la bellezza del gender e la qualità della vita di pargoli che si ritrovano per genitori due mamme o due papà.
Ma non era il sindaco di tutti? Hanno voglia dal PD a ripetere che non sono contro la famiglia!
Continua a leggere ⇢2015/03/07
Un nuovo modello di evangelizzazione
(da "La Nuova Bussola Quotidiana)
Compagna dell’odio a Roma scatenato da Lutero è l’idea di libertà: libertà nel senso di nessuna autorità religiosa, nessun magistero, nessun ordine come sacramento e quindi, così può sembrare, uguaglianza fra tutti i figli di Dio. Libertà e uguaglianza hanno comportato sì il libero esame della Bibbia, hanno comportato però anche il precipitare verso un dispotismo di tipo orientale che mai era stato di casa nell’Europa cristiana. E infatti per volontà di Lutero il principe è stato investito non solo dell’autorità temporale, che già aveva, ma anche di quella spirituale che mai i cristiani avevano accettato avesse, a costo di difendere con la vita l’autonomia del potere spirituale. La modernità che si è sviluppata a partire dall’idea di libertà e uguaglianza di luterana memoria, con tutto lo sviluppo filosofico che ne è derivato, passo dopo passo ha portato alla progettazione di un mondo che, in nome della libertà e dell’uguaglianza, ha costruito universi totalitari di disumana violenza. Dall’ossimoro del dispotismo illuminato, al terrore rivoluzionario in Francia e in Russia. L’uguaglianza e la libertà contro la Bibbia e contro Roma, cioè contro la verità, hanno portato ai nostri giorni alla “libertà” radicale dell’individuo, nel senso del suo totale abbandono da parte della famiglia che non c’è più e dei gruppi sociali che nei secoli passati lo hanno sostenuto –prima fra tutti la chiesa- e lo hanno lasciato solo nella sua disperata impotenza davanti allo stato e alla prassi totalitaria di eutanasia, aborto selettivo, eugenetica, adesso gender. Un povero essere disperato, non educato, non strutturato, la cui volontà non è stata mai esercitata, a disposizione dei grandi potentati economici ed ideologici che possono fare di lui alla lettera quello che vogliono. “Non è bene che l’uomo sia solo”: il progetto di Dio sull’uomo è diverso e la solitudine e l’abbandono non ne fanno parte. In tanta desolazione Dio è intervenuto e ha ispirato a Kiko e Carmen –gli iniziatori del Cammino neocatecumenale- la fondazione di piccole comunità in cui l’altro è Cristo. In cui gli uomini possono vivere, crescere, e morire confortati dalla carità dei fratelli. In cui i matrimoni possono mostrare al mondo la bellezza dell’amore cristiano indissolubile e aperto alla vita, ricco di figli e nipoti. A partire dalle comunità è nata una nuova forma di missio ad gentes. Un nuovo modello di evangelizzazione formato da comunità composte da quattro o cinque famiglie con tutti i figli che Dio ha loro regalato (normalmente tanti), un prete col suo socio (il Cammino non lascia i preti soli), alcune ragazze: questo piccolo gruppo di persone mette il proprio corpo a disposizione dell’implantatio ecclesiae in ogni parte del mondo, ovunque c’è un vescovo che ne fa richiesta. Lo fa con la sua semplice presenza mettendo in mostra la bellezza della carità cristiana. Facendo vedere che è possibile perdonarsi e volersi bene. Mostrando che, nonostante sia una valle di lacrime, la vita è un dono inestimabile e una grande benedizione.
La croce di Cristo vi accompagni in questa missione
Benedetto XVI e papa Francesco hanno già inviato 96 missio ad gentes composte da 487 famiglie con 2087 figli: di queste 58 sono andate in Europa (molte in Francia meridionale, un paese completamente secolarizzato, a parte i musulmani), 9 in America, 25 in Asia, 1 in Africa e 3 in Oceania. Ieri il Papa ha inviato altre 31missio formate da 250 famiglie con 600 figli: 16 andranno in Europa, 4 in America, 9 in Asia e 2 in Oceania. Kiko aveva chiesto al Papa, in quanto Pietro, di confermare l’invio dei missionari e Pietro non si è tirato indietro: “Lo faccio perché voglio farlo!”, ha scandito:“Il compito del Papa, il compito di Pietro, è quello di confermare i fratelli nella fede. Così anche voi avete voluto con questo gesto chiedere al Successore di Pietro di confermare la vostra chiamata, di sostenere la vostra missione, di benedire il vostro carisma. E io oggi confermo la vostra chiamata, sostengo la vostra missione e benedico il vostro carisma. lo voglio fare! Lo faccio non perché lui [indica Kiko] mi ha pagato, no! Lo faccio perché voglio farlo. Andrete in nome di Cristo in tutto il mondo a portare il suo Vangelo: Cristo vi preceda, Cristo vi accompagni e porti a compimento quella salvezza di cui siete portatori!”. Prima di affidare gli iniziatori del Cammino e tutti i fratelli “alla Santa Vergine Maria che ha ispirato il Cammino Neocatecumenale. Lei intercede per voi davanti al suo Figlio divino”, rivolgendosi a Kiko e Carmen ha detto: “Io dico sempre che il Cammino Neocatecumenale fa un grande bene nella Chiesa”. Conferma ed incoraggiamento migliore e più solenne le famiglieche mettono a disposizione la propria vita per l’annuncio del vangelo non potevanoricevere. Sono passati duemila anni ma la forza, la mitezza, il coraggio della fede non sono mai venuti meno. Come non è venuta meno la freschezza e la fedeltà del carisma di Pietro.
Il discorso del Santo Padre
Cari fratelli e sorelle,
buongiorno a tutti! E grazie, grazie tante vi saluto tutti cordialmente e prima di tutto vi voglio dire grazie per essere venuti a questo incontro ad incontrare il Papa. Il compito del Papa, il compito di Pietro, è quello di confermare i fratelli nella fede. Così anche voi avete voluto con questo gesto chiedere al Successore di Pietro di confermare la vostra chiamata, di sostenere la vostra missione, di benedire il vostro carisma. E io oggi confermo la vostra chiamata, sostengo la vostra missione e benedico il vostro carisma. lo voglio fare! Lo faccio non perché lui [indica Kiko] mi ha pagato, no! Lo faccio perché voglio farlo. Andrete in nome di Cristo in tutto il mondo a portare il suo Vangelo: Cristo vi preceda, Cristo vi accompagni e porti a compimento quella salvezza di cui siete portatori! Insieme con voi saluto tutti i Cardinali e i Vescovi che vi accompagnano oggi e che nelle loro diocesi appoggiano la vostra missione. In particolare saluto gli iniziatori del Cammino Neocatecumenale, Kiko Argüello e Carmen Hernández, insieme a Padre Mario Pezzi: anche a loro esprimo il mio apprezzamento e il mio incoraggiamento per quanto, attraverso il Cammino, stanno facendo a beneficio della Chiesa. Io dico sempre che il Cammino Neocatecumenale fa un grande bene nella Chiesa. Come ha detto Kiko, il nostro incontro odierno è un invio missionario, in obbedienza a quanto Cristo ci ha chiesto e abbiamo sentito nel Vangelo. «Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvato» (Mc 16,15-16). E sono particolarmente contento che questa vostra missione si svolga grazie a famiglie cristiane che, riunite in una comunità, hanno la missione di dare i segni della fede che attirano gli uomini alla bellezza del Vangelo, secondo le parole di Cristo: “Amatevi come io vi ho amato; da questo amore conosceranno che siete miei discepoli” (cfrGv 13,34), e “siate una cosa sola e il mondo crederà” (cfrGv 17,21). Queste comunità, chiamate dai Vescovi, sono formate da un presbitero e da quattro o cinque famiglie, con figli anche grandi, e costituiscono una “missioadgentes”, con un mandato per evangelizzare i non cristiani. I non cristiani che non hanno mai sentito parlare di Gesù Cristo, e i tanti non cristiani che hanno dimenticato chi era Gesù Cristo, chi è Gesù Cristo: non cristiani battezzati, ma ai quali la secolarizzazione, la mondanità e tante altre cose hanno fatto dimenticare la fede. Svegliate quella fede! Dunque, prima ancora che con la parola, è con la vostra testimonianza di vita che manifestate il cuore della rivelazione di Cristo: che Dio ama l’uomo fino a consegnarsi alla morte per lui e che è stato risuscitato dal Padre per darci la grazia di donare la nostra vita agli altri. Di questo grande messaggio il mondo di oggi ha estremo bisogno. Quanta solitudine, quanta sofferenza, quanta lontananza da Dio in tante periferie dell’Europa e dell’America e in tante città dell’Asia! Quanto bisogno ha l’uomo di oggi, in ogni latitudine, di sentire che Dio lo ama e che l’amore è possibile! Queste comunità cristiane, grazie a voi famiglie missionarie, hanno il compito essenziale di rendere visibile questo messaggio. E qual è il messaggio? “Cristo è risorto, Cristo vive! Cristo è vivo tra noi!”. Voi avete ricevuto la forza di lasciare tutto e di partire per terre lontane grazie a un cammino di iniziazione cristiana, vissuto in piccole comunità, dove avete riscoperto le immense ricchezze del vostro Battesimo. Questo è il Cammino Neocatecumenale, un vero dono della Provvidenza alla Chiesa dei nostri tempi, come hanno già affermato i miei Predecessori; soprattutto san Giovanni Paolo II quando vi ha detto: «Riconosco il Cammino Neocatecumenale come un itinerario di formazione cattolica, valido per la società e per i tempi odierni» (Epist. Ogniqualvolta, 30 agosto 1990: AAS 82 [1990], 1515). Il Cammino poggia su quelle tre dimensioni della Chiesa che sono la Parola, la Liturgia e la Comunità. Perciò l’ascolto obbediente e costante della Parola di Dio; la celebrazione eucaristica in piccole comunità dopo i primi vespri della domenica, la celebrazione delle lodi in famiglia nel giorno di domenica con tutti i figli e la condivisione della propria fede con altri fratelli sono all’origine dei tanti doni che il Signore ha elargito a voi, così come le numerose vocazioni al presbiterato e alla vita consacrata. Vedere tutto questo è una consolazione, perché conferma che lo Spirito di Dio è vivo e operante nella sua Chiesa, anche oggi, e che risponde ai bisogni dell’uomo moderno. In diverse occasioni ho insistito sulla necessità che la Chiesa ha di passare da una pastorale di semplice conservazione a una pastorale decisamente missionaria (cfrEsort. ap. Evangeliigaudium, 15). Quante volte, nella Chiesa, abbiamo Gesù dentro e non lo lasciamo uscire… Quante volte! Questa è la cosa più importante da fare se non vogliamo che le acque ristagnino nella Chiesa. Il Cammino da anni sta realizzando queste missioadgentes in mezzo ai non cristiani, per una implantatio Ecclesiae, una nuova presenza di Chiesa, là dove la Chiesa non esiste o non è più in grado di raggiungere le persone. «Quanta gioia ci date con la vostra presenza e con la vostra attività!» - vi ha detto il beato Papa Paolo VI nella prima udienza con voi (8 maggio 1974: Insegnamenti di Paolo VI, XII [1974], 407). Anch’io faccio mie queste parole e vi incoraggio ad andare avanti, affidandovi alla Santa Vergine Maria che ha ispirato il Cammino Neocatecumenale. Lei intercede per voi davanti al suo Figlio divino.
Continua a leggere ⇢Carissimi, che il Signore vi accompagni. Andate, con la mia Benedizione! Apostolica.