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2016/02/15

Le unioni gay, la massoneria e i tre premier

(da "La Nuova Bussola Quotidiana)

Cameron, primo ministro conservatore inglese, ha spaccato il suo partito imponendo il matrimonio omosessuale. Hollande, presidente socialista francese, ha imposto anche lui il matrimonio omosessuale, con il partito compatto alle sue spalle, ma una fortissima opposizione popolare. Il risultato si è visto alle ultime elezioni dove il partito socialista in alcune regioni è quasi scomparso. Dove, per non morire del tutto, è arrivato a proporre contro la Le Pen un’alleanza innaturale con i nemici di sempre, gli uomini del partito di Sarkosy.

Renzi, leader del partito democratico e presidente del consiglio italiano, proveniente dalla Democrazia cristiana, dopo aver rottamato la vecchia guardia comunista, sta imponendo l’approvazione di un simil matrimonio omosessuale con relativa adozione di figli. E dire che i primi tempi del suo governo, Renzi si faceva riprendere all’uscita della messa con la famiglia. Solo due anni fa’.

Nel frattempo cosa è successo? Cosa ha consigliato a Renzi di prendere di petto quello che resta delmondo cattolico (in Italia non si tratta proprio di una minoranza inconsistente) per imporre al Parlamento di deputati e senatori nominati dall’alto, perché scelti senza preferenze, l’approvazione di una legge divisiva, che spacca la Nazione, va contro la storia italiana e impone il punto di vista di una minoranza transnazionale definita aprioristicamente “civile”?

Quale il denominatore comune di tre situazioni diverse, unite da una volontà ferrea, costi quello checosti, di dare a opzioni sessuali individuali veste legislativa, cioè riguardante tutti, riguardante la collettività? Primo, evidente, denominatore comune, è la definizione di bene e male: bene è quello che voglio; male quello che contrasta con la mia volontà. Libertà di coscienza. Questo schema filosofico gnostico si oppone frontalmente alla Rivelazione giudaico-cristiana. E lo fa in nome della libertà. Da una parte ci sarebbe l’oscurantismo totalitario della Rivelazione, dall’altra il credo libertario della gnosi che rende ciascuno libero di fare quello che vuole.

In un contesto tanto “libero”, siamo sicuri che non c’è nessuno che surrettiziamente decide al postonostro cosa è il bene e cosa il male? Viene in mente uno scambio di battute riportato dal “Catechismo del grado di apprendista”. Cioè da quella rilevante porzione della gnosi moderna rappresentata dalla libera muratoria. Questo il dialogo fra il maestro massone e il profano che “bussa alla loggia”:

«D. – L’intelletto basta per discernere il vero dal falso, il bene dal male?

R. – Sì, quando è regolato da una sana morale.

D. – Dove si insegna questa morale?

R. – La Massoneria: è quella che insegna la morale più atta a formare l’uomo per la Società, per la Patria e per sé stesso»

Col matrimonio omosessuale la gnosi persegue un obiettivo alto: distruggere la libertà frutto dellaverità rivelata e imporre la libertà (e la morale) insegnata nelle logge. Una libertà che, come sempre nel caso della gnosi, ha un contenuto totalitario. Tutti devono obbedire a quello che gli gnostici pensano bene. Costi quello che costi. Anche se poi si perdono le elezioni. Tanto a cosa servono le elezioni?

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2016/01/24

2 domande…

1: chissà perché i direttori dei giornali questa volta non hanno riportato i dati della questura relativi al “milione” in piazza per il decreto Cirinnà?

2: chissà perché Renzi, che pure è molto furbo, all’improvviso si è scagliato ripetutamente e con forza per le unioni civili che vuole approvate?

Sarà un motivo simile a quello che ha spinto il primo ministro inglese, conservatore, a fianco del presidente della repubblica francese, socialista, per l’approvazione del matrimonio omosessuale?

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2015/12/29

Conquistare Roma. Intervista alla storica Angela Pellicciari

(tratto da "acistampa")

ROMA, 29 dicembre, 2015 / 12:15 AM (ACI Stampa).- Conquistare Roma, perché Roma è il mondo. Ma soprattutto, perché Roma è il centro della cattolicità. Quella Chiesa che, unica al mondo, ha portato a compimento l’universalità di Roma, e ne ha fatto uno strumento per il bene dell’uomo. Angela Pellicciari, storica del Risorgimento, ha appena dato alle stampe il volume “Una storia della Chiesa” (Cantagalli). Con rigore storico, riproducendo documenti che raramente vengono menzionati, ha messo in luce nel corso degli anni come il Risorgimento italiano sia stato soprattutto un movimento in chiave anti-cattolica. Un piano che aveva come scopo la sostituzione della verità teologica con la presunta libertà massonica. Storie che si sono dipanate in libri (tra gli altri) come “L’altro Risorgimento. Una guerra di religione dimenticata” (Piemme), “I panni sporchi dei Mille. L’invasione del Regno delle Due Sicilie” (Cantagalli), “Risorgimento anticattolico” (Piemme) e “I Papi e la Massoneria” (Ares). In una intervista con ACI Stampa, racconta perché, da sempre, l’attacco è stato mosso verso Roma. Ovvero verso la cattolicità. Un attacco che passa dall’attacco alla sovranità della Santa Sede.

Professoressa, perché, nel piano dell’Unità di Italia, si punta a Roma, alla distruzione dello Stato pontificio?

Perché Roma è il mondo. I Romani, che avevano un impero smisurato, avevano la consapevolezza che Roma era unica. Roma era universale, era la città in cui tutti si sentivano a casa. Il cristianesimo eredita e porta a compimento l’universalità romana. Lo spiega bene Paolo nella lettera ai Galati e nella lettera ai colossesi, quando dice che “non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna” perché tutti sono uno in Cristo Gesù. Le lettere di Paolo dimostrano che l’universalità cui Roma aspira è realizzata appieno dalla Chiesa romana.

È dunque questa universalità che fa di Roma un obiettivo?

Certo. Ogni nemico di Cristo vuole arrivare a Roma, distruggere Roma e creare una nuova Roma. Cioè un nuovo potere universale. Tutti gli imperi ci hanno provato, ma finora non ci sono riusciti. Solo Napoleone è riuscito, per poco tempo, ad arrivare a Roma e renderla territorio francese. Napoleone voleva trasformare Parigi in una nuova capitale universale. Per questo trasferì a Parigi l’Archivio Vaticano. Non si tratta di una mossa priva di valore. Il fatto è simbolicamente molto importante perché l’Archivio Vaticano, il più antico dell’occidente, documenta ciò che Roma è, e cioè il mondo.

Perché la massoneria è interessata ad arrivare a Roma?

Perché la massoneria vuole il potere, vuole riuscire a dominare ovunque, e perché l’unico ostacolo che incontra è rappresentato dalla chiesa cattolica. E’ una volontà di dominio che parte da lontano, radicata nella riforma protestante.

In che modo?

Basti pensare che James Anderson, l’autore della Costituzione dei Liberi Muratori, è un pastore presbiteriano. Protestantesimo e massoneria sono collegati dall’idea del libero esame promossa dal protestantesimo. L’esaltazione della libertà da Roma e dal magistero che Lutero incarna, diventa l’esaltazione della libertà dalla rivelazione propugnata dalla massoneria. La verità non è rivelata, è prodotta volta a volta dalla libera discussione nelle logge. E l’odio per Roma passa da Lutero alla Massoneria.

Si parla di uno Stato pontificio che era arretrato, fuori dal tempo…

Lo Stato pontificio era un gioiello, e a suo favore non c’è bisogno di tante parole perché bastano le pietre: le città, i villaggi, i borghi. È sufficiente un tour in Umbria, nelle Marche e nel Lazio, per comprendere come era amministrato lo Stato Pontificio. Quanti ospedali, quante chiese, cappelle, opere d’arte, fontane, oratori, conventi, opere di beneficenza, quante scuole. Quanta bellezza c’era ovunque. Quanto rispetto e amore per la vita delle persone.

Ma se era così ben organizzato, perché cadde?

Perché tutto il mondo era coalizzato contro i cattolici e il loro Stato. Non c’erano più potenze cattoliche. Il Papa non aveva più sponde. Gli Stati rimasti cattolici, lo erano nominalmente e non di fatto. E l’esercito dello Stato Pontificio era più che altro simbolico perché il Papa non aveva bisogno di difendersi essendo in Italia tutti cattolici.

Il Regno d’Italia nasce dallo sbarco di Garibaldi in Sicilia. Anche quello era un Regno ben organizzato…

Il regno delle Due Sicilie era il regno più antico, più grande, con l’esercito più forte d’Italia. Purtroppo il giovane re Francesco II era inesperto, incapace di governare e si fidava dei suoi consiglieri. Quando i Mille stavano per arrivare a Napoli, Liborio Romano, che era ministro dell’Interno, convinse Francesco II a lasciare Napoli senza combattere, per evitare la distruzione della città. Così Garibaldi poté entrare a Napoli senza alcuna resistenza, accolto dallo stesso Liborio Romano. È un episodio che racconta molto di come i Mille siano riusciti a conquistare il Regno delle Due Sicilie. Buona parte dei vertici militari era composto da massoni e corrotti. Lo sbarco dei Mille a Marsala è preparato dall’ammiraglio Carlo Pellion di Persano, che si reca in Sicilia con un fido illimitato di Cavour per corrompere i vertici militari. E così la Marina non si accorge degli sbarchi di uomini, armi e munizioni. Ce lo racconta lo stesso Persano, che pubblica le lettere che spediva a Cavour (si tratta di segreti di Stato!) per raccontargli come andava la preparazione dell’invasione antiborbonica.

C’era un disegno generale per prendere Roma?

Sia gli interventi dei Pontefici che gli scritti della massoneria dicono chiaramente che la scomparsa dello Stato pontificio era il principale obiettivo che le potenze protestanti e massoniche si ripromettevano unificando l’Italia. Perché i massoni erano convinti che, se fossero riusciti a distruggere il potere temporale, anche il potere spirituale del Papa sarebbe crollato. Per propagandare in tutto il mondo il loro attacco alla Chiesa spacciato per “Risorgimento”, i Savoia e i massoni si sono serviti di una propaganda capillare e della falsificazione sistematica dei dati storici. Hanno definito se stessi come campioni della morale e hanno fatto consistere la morale nella realizzazione di una monarchia costituzionale e di un stato liberale. Se non che il primo articolo dello Statuto albertino definiva la chiesa cattolica “unica religione di stato”. Ebbene, non appena il regno di Sardegna diventa liberale, i governanti cominciano a sopprimere uno dopo l’altro tutti gli ordini religiosi della chiesa di stato. In nome della “libera chiesa in libero stato” i Savoia cacciano dalle proprie case tutti i membri degli ordini religiosi: 57.943 persone. In nome della libertà tanti preti sono uccisi o sbattuti in prigione perché si rifiutano di dare i sacramenti ai liberali che il papa, ovviamente, ha scomunicato. Il risorgimento italiano è molto simile nelle sue decisioni e nelle sue dinamiche alle rivoluzioni protestanti del secolo XVI. I Protestanti però, mossi dall’odio per la chiesa romana, hanno pubblicamente dichiarato guerra a Roma. I liberali italiani invece hanno fatto una guerra spietata contro la chiesa cattolica in nome della chiesa cattolica.Avendo fatto consistere la moralità nel rispetto della costituzione non potevano dichiarare apertamente il loro odio per Roma e il papa.

Cosa è successo poi?

E’ successo che un’enorme quantità di ricchezza è passata di mano: migliaia di palazzi meravigliosi, di chiese, di oggetti d’arte, di archivi, di biblioteche, di terreni, tutte le proprietà che erano state regalate alla chiesa nel corso dei secoli, sono state acquistate per due lire dall’élite liberale, circa l’1% della popolazione. Con la conseguenza che per la prima volta nella sua storia l’Italia, invece di risorgere, si è trasformata in una colonia di poveri costretti in massa all’emigrazione. Il papa che assiste impotente a questa svendita della ricchezza e della dignità nazionale, Pio IX, dal 1846 profetizza ai liberali cosa sarebbe successo: alla rapina dei beni della chiesa fatta in nome della libetà e della costituzione sarebbe seguita la rapina dei beni dei borghesi in nome del comunismo.

Ma quale era il ruolo dello Stato Pontificio?

Lo Stato Pontificio era il punto di riferimento dei cattolici di tutto il mondo. Sia Pio IX che Leone XIII hanno insistito sull’importanza del potere temporale del pontefice. Il potere temporale era funzionale a garantire la libertas ecclesiae, la libertà del potere spirituale. Pio IX lo scrive in molti documenti: i cattolici di tutto il mondo non avrebbero mai potuto essere certi dell’effettiva indipendenza del Papa, e quindi anche dell’effettiva indipendenza del suo Magistero, se non avessero avuto la sicurezza che il Papa fosse libero dalla pressione dei principi regnanti. Nel 1870, in questo contesto drammatico in cui l’attacco alla chiesa è arrivato a Roma, Pio IX proclama il dogma dell’infallibilità.

Perché questa decisione di proclamare l’infallibilità?

La Chiesa da sempre sa che Pietro è Pietro, e sempre nel corso dei secoli questo è stato rispettato. Negli Atti degli Apostoli, quando Pietro e Giovanni -ovvero l’apostolo che aveva tradito e l’unico apostolo che era rimasto sotto la croce e che Gesù amava- parlano al popolo, è sempre Pietro a prendere la parola. Tutti riconoscevano il primato di Pietro. Allora perché Pio IX proclama un dogma che tutti da sempre rispettavano? Lo fa perché è un profeta.

Con la massoneria si afferma il relativismo, ovvero una visione del mondo che sostiene che non ci sono verità assolute. Che tutto è in evoluzione comprese le credenza più profonde. Nella seconda metà dell’ottocento i cattolici vedono crollare tutte le loro certezze. Per la prima volta dalla fine delle persecuzioni gli italiani vedono la propria fede irrisa, i gioielli della propria cultura rapinati, i preti, i vescovi e i religiosi calunniati e incarcerati, lo stato pontificio conquistato da uomini che si definiscono cattolici: di fronte a un simile sfacelo il rischio che la fede vacilli è concretissimo. Le ingiustizie sono tali e tante che si è tentati di pensare che, forse, ci si è sbagliati. Che non è vero che Dio ha garantito a Pietro l’infallibilità.

In questo momento drammatico della storia Pio IX capisce che la fede va sostenuta. Che i fedeli vanno confortati. E quale maggiore consolazione che proclamare con un dogma che Gesù si è solennemente impegnato con la sua chiesa donando a Pietro la capacità di agire sempre a favore della verità?

Pio IX è un papa dalla fede di un gigante ed è per questo che l’attacco nei suoi confronti continua ancora oggi: la decisione di proclamarlo beato ha fatto sollevare un coro di grida di scandalo contro Giovanni Paolo II, reo di aver osato portare agli onori degli altari un papa che la storiografia, anche cattolica, unanimemente condanna. Il punto è che la storia, ha ragione Leone XIII che lo scrive nel 1883, “sembra essere diventata una congiura degli uomini contro la verità”.

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2015/12/21

Il coraggio di annunciare a tutti il Natale

(da "La Nuova Bussola Quotidiana)

Tempo di Natale, tempo di allegria, di pace, ma anche, di questi tempi, tempo di battaglia. Perché a Natale si fa festa? Perché è successo un evento inimmaginabile: Dio si è incarnato. È sceso sulla terra perché era l’unico modo per salvarci. Tempo in cui tutta la creazione si rallegra. Tutte le cose tornano nuove e rivivono dopo la morte che ci aveva regalato il peccato. In Italia, grazie alla presenza di Roma e alla scelta fatta da Dio in favore di Roma, la nostra storia, come popolo, come nazione, ha sempre celebrato con grandissima solennità il Natale. Con fede e con cultura. Con canti. Canti popolari, musica sacra, dipinti, statue, presepi meravigliosi. Con poesie, con educazione dei bambini, con catechesi.

Negli ultimi tempi ci siamo abituati a non disturbare. A non “imporre”, così si dice, la nostra identità. E quindi nelle scuole non si fanno più presepi né canti di Natale. Si canta altro. In inglese per lo più. Ma comunque altro. Facciamo silenzio. Non imponiamo la nostra storia. Non ingombriamo. Ci facciamo piccoli piccoli. Anzi, scompariamo. Non creiamo conflitti. Così quelli che ospitiamo a casa nostra non potranno che dire bene di noi e non ci faranno esplodere con le bombe. Non ci contesteranno.

Ma io mi chiedo: come facciamo a stare zitti? Come facciamo a non annunciare, a non gridare dai tetti per così dire, che è nato il Salvatore? Colui che ci salva. Ci salva dall’orrore della morte che ci terrorizza tutti durante tutta la vita. Come facciamo a stare zitti? Forse che i musulmani non hanno diritto di ascoltare anche loro questa notizia strabiliante, bellissima, di Dio che si fa bambino, che nasce da una Vergine, che prende la nostra carne per portarla in cielo?

Questo è il regalo. L’unico regalo. Il regalo più bello: la nascita di Gesù. Altro che babbo Natale. Bimbo che nasce, non babbo-nonno che viene a portare regalini. É il bimbo il vero regalo. La natura aborre il vuoto. Se noi ci svuotiamo di noi stessi, della nostra fede, della nostra storia, della nostra cultura, noi diventiamo apostati e meritiamo quello che i profeti e lo stesso Gesù avvisano che avverrà: la distruzione. A due passi da Roma la Madonnina di Civitavecchia ha pianto lacrime. Lacrime di sangue. Per noi italiani diventare apostati è un peccato di gravità sconfinata perché la nostra storia, la nostra cultura, la nostra ricchezza millenaria sono dipese in parte preponderante dall’essere Roma capitale della cristianità. Un’apostasia da parte nostra è imperdonabile come quella che ha ridotto Gerusalemme alla distruzione da parte di Tito nel 70 dopo Cristo. E, anche se la città è stata ricostruita, il tempio, il cuore de popolo giudaico, non è più stato ricostruito. Difendiamo la nostra storia.

Conosciamola e quindi amiamola per la grande misericordia che Dio ha avuto con noi e la grandezza della nostra civiltà e dei nostri santi a cominciare da Francesco, l’inventore del presepe vivente. Per quello che possiamo andiamo a parlare con insegnati e dirigenti scolastici. Andiamoci in tanti. Andiamo tutti: genitori, papà e mamme, nonni, parenti, amici. Mostriamo che, col vuoto, col nulla, prepariamo solo la venuta dell’islam cui ci siamo arresi prima di combattere. E con l’islam la diseguaglianza fra uomini e donne. E con l’islam la scomparsa della salvezza del Dio che ci ama e si fa bambino per noi. La fine della pace. La fine delle nostre città con la bellezza che le fa splendide e le riempie di chiese, conventi, piazze, palazzi. Città che, tutte, hanno un’anima. Un’anima cristiana.

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Presepio

2015/12/02

Pensierino di Natale

di Angela Pellicciari

A Padova l’imam certifica che “il presepe non offende”. Ah! Allora possiamo stare tranquilli e tirare un sospiro di sollievo: abbiamo il lasciapassare, possiamo anche fare il presepe, tanto non offende!

Non siamo noi a scegliere, per carità. Noi seguiamo le indicazioni che ci vengono date e abbiamo capito che il presepe non offende e che, quindi, possiamo, se lo vogliamo, procedere.

Ma lo vogliamo? Non sarebbe meglio smetterla con queste sacre rappresentazioni e limitarci a celebrare –come fanno i più ragionevoli– le feste di inverno? Cosa vogliamo che sia un bambino in una mangiatoia?

Ieri sera Crozza a Di Martedì irrideva alla difesa del Natale che per decenni abbiamo celebrato con l’abete, albero del nord, e con babbo natale che scende dalla Lapponia.

Tranquilli: il presepe non offende. E’ già stato archiviato da tempo.

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generico

2015/11/30

Lettera a Renzi

Caro Presidente,

è un sollievo sapere che non parteciperemo ad operazioni militari in bianco, senza che sia chiaro il progetto politico che le ispira.

E’ un sollievo sentirla parlare della nostra identità culturale, unica al mondo, e della necessità di tornare ad esserne consapevoli.

E’ un nonsenso omettere di ricordare che l’anima e la forza di quella splendida identità culturale è la religione cattolica.

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