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Massimo D'Azeglio

2017/01/31

Renzi copia da Massimo d’Azeglio il massone che spacco' i cattolici

L’ex premier difende la legge Cirinnà perché votata anche dai credenti. Ritorna alla mente la strategia delle logge per abbattere lo Stato pontificio e realizzare l’unità d’Italia: dividere i fedeli per poi colpirli

(da "La Verità")

Nell’intervista concessa a Mauro su Repubblica, Renzi si è vantato delle “unioni civili votate dai cattolici”. Sembrerebbe una contraddizion che nol consente. Per capirla forse conviene ricordare la storia di Massimo d’Azeglio, il primo di una serie di politici che definendosi “cattolici liberali” appartengono sì alla schiera dei liberali, ma liberal-massoni. La massoneria vuole il potere, per riuscire ad ottenerlo deve distruggere la chiesa cattolica e per farlo, oltre all’attacco frontale, ricorre all’infiltrazione in campo nemico, col risultato di dividere e confondere il gregge.

Dunque il caso d’Azeglio è istruttivo. Siamo a metà dell’Ottocento e, dopo la barbarie della rivoluzione francese e dell’occupazione napoleonica della penisola, sbandierate come trionfo della libertà, falliti i moti mazziniani (carbonari, cioè settari, dominati dall’odio anticattolico), i “fratelli” decidono di cambiare strategia e puntano sul cattolico d’Azeglio.

Chi è d’Azeglio? Così lo descrive nelle sue Memorie il triumviro toscano Giuseppe Montanelli: “Massimo l’artista, buon compagnone, che sapeva fare di tutto, il libro ed il quadro, la strimpellata e la cantatina, un cristiano all’ingrosso, un farfallone amoroso”. Il ‘farfallone amoroso’ è vanesio al punto da raccontare ne I miei ricordi cosa lo porta a diventare l’artefice della rivoluzione italiana: un pomeriggio romano del 1844, in casa di un’amica, a d’Azeglio si presenta il “settario” Filippo venuto per conto dei “fratelli” a proporgli di fare da tramite fra i massoni sparsi per l’Italia e Carlo Alberto di Savoia (antico carbonaro, cospiratore all’epoca dei moti del ’21, poi traditore). Il compito è delicato perché si tratta di convincere i massoni a fidarsi di un uomo che li ha traditi. D’Azeglio prende qualche giorno di tempo per riflettere poi accetta. Perché lo fa? “Non già che ci vedessi fondamento nessuno per giovare all’Italia; ma perché provavo il bisogno d’aver un’occupazione che sopraffacesse nell’animo mio i pensieri che mi tormentavano […] d’aver un modo di passar la malinconia, e finalmente il mio gusto per la vita d’avventure e d’azione”.

Noia, depressione, bisogno di svago, portano d’Azeglio a inventare una congiura condotta alla luce del sole. “Congiura all’aria aperta” la definirà. Con che armi si prepara una simile congiura? Con la penna. Scrivendo libretti e articoli che fanno il giro del mondo e contribuiscono a creare disprezzo per il papa, il suo stato, la sua amministrazione, le tradizioni italiane. Quanto a convincere i fratelli a fidarsi di Carlo Alberto si fa presto perché: “Se invitate un ladro ad esser galantuomo, e che ve lo prometta, potrete dubitar che mantenga; ma invitar un ladro a rubare, e aver paura che vi manchi di parola, in verità non ne vedo il perché!”. Qualche scaramuccia organizzata dai mazziniani in Romagna nel 1846 dà al marchese il destro per mettere in pratica un progetto tanto ben delineato. Degli ultimi casi di Romagna: con questo opuscolo Massimo il buontempone si trasforma in statista tuttologo, con specializzazione nel funzionamento e nella natura degli stati pontifici. D’Azeglio denuncia con la penna tutti i supposti mali in cui si dibatte, ormai condannato dalla storia, lo stato pontificio. Il libretto va a ruba e l’opinione pubblica è sensibilizzata alle sorti delle genti di Romagna, cioè dello Stato della Chiesa.

Il massone d’Azeglio non è noto per essere massone. E’ noto per essere cattolico, membro di una famiglia cattolica, fratello di un gesuita. Se Roma e l’Italia, per la prima volta nella loro storia millenaria, diventano colonie, lo si deve anche ai cattolici liberali. Mutatis mutandis oggi i cattolici renziani si sono messi in coda (non più, come nel caso di d’Azeglio, alla guida) dei progetti mondiali di ridefinizione della famiglia, della moralità, della vita. In nome di cosa?

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Una Storia della Chiesa

2017/01/23

"Una Storia della Chiesa"

(da "Intelligonews")

E' possibile una riconciliazione fra cattolici e luterani? "Si, se i luterani comprenderanno gli errori di Lutero e torneranno a casa, cioè nella Chiesa Cattolica". Ne è convinta la scrittrice e storica Angela Pellicciari autrice del libro "Una Storia della Chiesa" che con Intelligonews fa riferimento anche al viaggio di Papa Francesco in Svezia per celebrare l'anniversario della Riforma Luterana.

Professoressa Pellicciari, c'era bisogno oggi di un testo per ripercorrere la storia della Chiesa?

"Sì, perchè quello che si dice della Chiesa normalmente sui libri di testo e sui mass media, contrasta con la mia esperienza di cristiana. E’evidente come nei confronti dei cristiani vi sia un pregiudizio negativo, una corsa alla diffamazione e alla calunnia. Io ho invece incontrato una Chiesa che ha salvato la mia vita, mi ha restituito un’identità dopo il Sessantotto che ho vissuto con passione ma che ha poi prodotto tanti danni. Tutto questo grazie a persone straordinarie che nel corso dei secoli hanno dato la loro vita per me e continuano ad offrirla al servizio della Chiesa e dell’Evangelizzazione. Scrivere "Una Storia della Chiesa" ha permesso di unire la professione storica alla mia personale esperienza di cristiana per confutare tutte le calunniose falsità che vengono propalate sulla Chiesa, da Costantino alle crociate, dall’Inquisizione allo Stato Pontificio ecc. Certo, la storia della Chiesa è anche una storia di peccato, ma se ci sono state persone eretiche anche dentro la Chiesa, è altrettanto vero che Dio ha sempre suscitato e continua a suscitare in aiuto della Chiesa nuovi carismi e nuovi esempi di santità".

Nel libro c'è un giudizio storiografico molto duro nei confronti di Martin Lutero con evidenziato il suo acceso antisemitismo. Proprio Papa Francesco in questi giorni andrà in Svezia a rendergli omaggio. Non si rischia di riabilitarlo?

"Lutero è un uomo dell’odio, odia la Chiesa cattolica e odia gli ebrei come nessun altro. Un odio che lo porta persino a giustificare la menzogna e la calunnia. In nome della libertà ha concesso un potere assoluto ai principi utilizzando Dio per giustificare il potere dei sovrani sulla religione. I tedeschi per causa sua saranno abituati all’assolutismo in nome di Dio. Per libertà Lutero intende solo libertà da Roma. E’stato all’origine di sciagure immani. Non voglio giudicare il viaggio del Papa in Svezia ma è chiaro che Lutero è un uomo carico di odio e di contraddizioni e per lui non può esservi alcuna riabilitazione. Spero che i luterani conoscendo meglio Lutero comprendano i suoi errori e un giorno possano tornare a casa, cioè nella Chiesa di Roma".

Giudizio negativo anche per Calvino?

"Certo, anche se Calvino non è uomo di impulso ma è un tecnico che vuole rivoluzionare la Chiesa partendo dalla scrittura. Le sue teorie si basano sul falso mito della perfezione della chiesa primitiva. Un falso mito appunto, perché del magistero della Chiesa si fa garante Dio stesso attraverso l'incarnazione di Cristo. Il magistero della Chiesa si fonda proprio sul figlio di Dio incarnato e non si può sconfessare tutto ciò che la Chiesa ha deciso per secoli. E’ stato Gesù a volere Pietro capo della Chiesa, è scritto chiaramente nel capitolo fondamentale del Vangelo di Matteo e non si può ignorare questo particolare. Quando Giovanni, l'apostolo che stava ai piedi della croce, e Pietro vanno in giro è sempre Pietro a prendere la parola perché tutti gli apostoli hanno rispettato la volontà di Gesù di volerlo capo della Chiesa. Negare questo significa negare la volontà di Dio".

Poi c'è il capitolo relativo ai cattolici-liberali. E' possibile essere cattolici e al tempo stesso professarsi liberali?

"E' stato Gregorio XVI nel 1832 a condannare il cattolicesimo liberale che muoveva i primi passi in Francia. Questa è una contraddizione in termini perché se si è cattolici, si è cattolici e basta, non si può essere cattolici liberali, cattolici democratici o cattolici adulti, termine in voga qualche tempo fa. In realtà essere cattolici liberali equivaleva a far entrare il pensiero liberale e massonico nella Chiesa e questa è una grossa contraddizione. Gregorio XVI denunciava il rischio di ridurre in nome della libertà i popoli al peggiore servaggio. Cosa che poi è accaduta. Anche grazie ai cattolici liberali è passato il concetto di risorgimento come rinnovamento spirituale ed economico e questo ha poi condannato la popolazione italiana all'emigrazione di massa nel momento stesso in cui, in nome della libertà e degli ideali liberali, si sono minate le basi economiche della nazione. Essere cattolici liberali significa far entrare il pensierom massonico nella Chiesa per combatterla dall'interno. Una propaganda che rischia di essere ancora più nociva di quella esterna".

Americo Mascarucci

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2017/01/18

Renzi e il vizietto del voto cattolico

(da "La Nuova Bussola Quotidiana)

E’ a tal punto strabiliante, che si fa fatica a rendersene conto. Che quasi quasi passa liscia senza suscitare un sussulto di sdegno. Il 15 gennaio Ezio Mauro ha intervistato Renzi su Repubblica. Si trattava di fare un bilancio: le ragioni della sconfitta e quelle della ripartenza. Quasi subito Renzi fa un elenco del perché (dei cittadini intelligenti, sottinteso) avrebbero dovuto sostenerlo e dice: “ Vede, il Pd potrebbe vantarsi di un Jobs act votato dalla sinistra, di unioni civili votate dai cattolici..”. E questa, bisogna ammetterlo è un’affermazione strabiliante. Renzi continua a vantarsi delle “unioni civili” approvate dal suo governo e, senza alcuna esitazione né alcun pudore, aggiunge: “votate dai cattolici”.

Forse bisogna ricordare cosa dice la Scrittura dei rapporti omosessuali, rapporti che oggi la società riconosce come un bene da tutelare civilmente (ed economicamente). Ci limitiamo a due citazioni: una dal Vecchio, l’altra dal Nuovo Testamento. Il versetto 13 del capitolo 20 del Levitico dice: “Se uno ha rapporti con un uomo come con una donna, tutti e due hanno commesso un abominio; dovranno essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di loro”; nel primo capitolo della lettera ai Romani di San Paolo (versetti 26-32) si legge: “le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini”, “E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa”. Ovviamente qui non si allude alla pena di morte.

Alla luce di tutta la Scrittura nonché di tutta la tradizione fino al Catechismo è possibile che un “cattolico” voti per legittimare, e quindi definire buone, unioni fra persone dello stesso sesso?

Nel vantarsi di aver portato i cattolici a votare per le unioni civili sembra che Renzi non si renda conto di quello che dice. A meno che qualcuno all’interno delle gerarchie ecclesiastiche non gli abbia assicurato il suo sostegno.

Quello che è certo è che le affermazioni scandalose di Renzi a riguardo dei cattolici e le unioni civili non hanno suscitato nessuna eco né nella stampa cattolica né in quella laica. Che ci sia una parte considerevole di monsignori che pensa che la rivelazione vada aggiornata tenendo conto delle loro private inclinazioni? O che ci sia qualcuno che pur di continuare a godere di un beneficio sociale giustamente riconosciuto alla Chiesa come l’8 per mille, ritenga giusto piegarsi alle esigenze della modernità vincente?

In ogni caso non sembra che l’analisi di Renzi sul voto sia scesa troppo in profondità: non solo ha raccontato storie fantastiche sullo sviluppo nazionale, non solo ha procurato mance per garantirsi il voto, non solo ha sistematicamente occupato tutti i mezzi di comunicazione per propagandare sé stesso e il suo governo, non solo ha ignorato i poveri, i giovani e le famiglie. Renzi ha fatto molto di più: ha portato il paese sede della cattedra di Pietro a obbedire ai diktat della gnosi internazionale per distruggere la famiglia e, quindi, la vita. E se ne è vantato.

Forse non sarebbe male che anche Renzi, che anche i politici “cattolici”, ricordassero che, dopo tutto, la storia la conduce Dio.

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Dalla Stampa con furore

2017/01/08

Dalla Stampa con furore

(da "La Nuova Bussola Quotidiana)

Nel lontano 25 novembre 1998, sulla Stampa, Aldo Zullini dell’Università di Milano (così veniva presentato) firmava un pezzo sconcertante dal titolo: “Maya, cannibali per necessità”. Dei due occhielli, l’uno specificava: “Fino all’arrivo di Colombo, nel Nuovo Mondo c’erano pochi animali domestici e commestibili”, l’altro “L’antropofagia, diffusa anche fra gli Atzechi, fu giustificata dal fatto che mancavano le proteine”.

Perché i Maya hanno organizzato i “più grandi festini antropofagi che siano mai avvenuti”? La risposta è semplice: “Per soddisfare il loro bisogno fisiologico dovevano immolare moltissimi prigionieri e per far ciò dovevano organizzare incursioni e guerre”. Bastava un’immane abbuffata di carne umana a saziare il bisogno proteico di tutta la popolazione? No, i sacrifici di massa “per quanto numerosi e frequenti, non potevano far fronte al fabbisogno proteico di tutto il popolo, ma questo non ha molta importanza. Conta invece il fatto che la classe dirigente, i sacerdoti e i militari, potessero usufruire di queste proteine”.

Perché citare questa bella pagina di giornalismo scientifico? Perché, pur di attaccare (anche se, in questo caso, solo indirettamente) la cattolica Spagna e la sua prodigiosa scoperta e colonizzazione dell’America centro-meridionale, tutto va bene. Anche la giustificazione di un crimine orrendo come il banchetto di carne umana.

La sistematica riscrittura della storia a vantaggio delle potenze e delle ideologie anticattoliche ha prodotto in Italia un popolo smemorato che non sa più chi è. Che non conosce niente del proprio passato. Siamo stati abituati a credere che la storia della Chiesa cui siamo legati da due millenni sia una storia piena di crimini, di cui vergognarsi e, quindi, da ripudiare. Tutti i mezzi di comunicazione di massa si sono allineati nella propaganda del disprezzo verso noi stessi. Da decenni. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: la disperazione che ci caratterizza. La mancanza di figli e quindi di futuro. La pochezza, il nulla culturale in cui le nuove generazioni vengono cresciute.

Negli ultimi anni i ripetuti attentati di un islam tornato rigoroso nell’applicazione della volontà di Maometto (la riduzione di tutto il mondo a islam) hanno sconcertato i cantori di un islam pacifico, moderato, contrario alla guerra, propria di quei guerrafondai dei crociati. Piano piano anche la stampa sta cambiano direzione e dal crimine di islamofobia si sta avvicinando ad un più pacato resoconto dei fatti. In questa direzione sembrano andare due articoli, uno a firma Mieli, l’altro a firma Ferrara.

Il 14 dicembre 2016 Mieli scrive un pezzo dal titolo: “Cattolici diffamati”, sottotitolo: “Il protestante Rodney Stark smentisce le “Leggende nere” sulla Chiesa di Roma”. Il pezzo si chiude con un’affermazione perentoria: “Qui, come è evidente, la Chiesa cattolica non c’entra nel modo più assoluto”. Mieli sta citando il mio libro su Lutero e la documentazione da me addotta sull’odio protestante nei confronti degli ebrei. La chiusa, che torno a sottolineare, ribadisce che con l’odio e la persecuzione nazista contro gli ebrei “la Chiesa cattolica non c’entra nel modo più assoluto”.

Sul Foglio del 3 gennaio Ferrara firma il pezzo: “Storia della nonviolenza infame” e così conclude: “Libero padre Enzo Bianchi di dire che a Berlino non ce l’avevano con il valore cristiano del Natale, e neanche a Istanbul con il Capodanno. Autorizzati noi a chiedere che il libero pensiero imponga la sua vigilanza sulle scorrerie fantastiche di un pazzo intonacato”.

Evidentemente alla Stampa questa nuova aria di riaccostamento alla verità storica ancora non si è fatta strada. Sul sito internet del giornale, nel riquadro culturale, il 3 gennaio compariva questo titolo: “Spielberg trasforma in film la storia di Edgardo Mortara ebreo battezzato in segreto per volontà di Papa Pio IX”. Siamo alle solite: un papa, i papi, che sottraggono in segreto i bambini alle famiglie ebree e li battezzano!

Chi fosse interessato all’argomento può leggere l’autobiografia di don Edgardo Mortara.

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Primato di Pietro

2016/12/15

A proposito di un articolo sul Catholic Herald

(da "La Nuova Bussola Quotidiana)

23 personalità appartenenti prevalentemente al mondo anglosassone hanno appoggiato l’iniziativa dei 4 cardinali che hanno espresso al papa i loro Dubia. Ne dà conto il Catholic Herald del 7 dicembre. Gli studiosi pensano che i Dubia esprimano domande “pertinenti” sull’insegnamento della chiesa a proposito dei sacramenti e della legge morale. Si fa anche riferimento all’episodio riportato nella lettera ai Galati in cui un Pietro “che evidentemente aveva torto” viene ripreso “a viso aperto” da Paolo.

I 23 avanzano un possibile parallelo tra la crisi vissuta dalla Chiesa nel quarto secolo, provocata dall’eresia ariana, e l’attuale situazione. Questo accostamento è venuto in mente a molti, me compresa. Che Satana avrebbe scatenato contro la Chiesa persecuzioni ed eresie lo sappiamo da sempre perché ne parlano tutti gli autori del Nuovo Testamento (così, per esempio, Paolo scrive a Timoteo: “Lo Spirito dichiara apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche, sedotti dall’ipocrisia di impostori”, e così Pietro nella sua seconda lettera: “ci saranno in mezzo a voi falsi maestri che introdurranno eresie perniciose”).

All’epoca di Ario (256-336) le persecuzioni sono appena finite (editto di Milano del 313) e la Chiesa e i vescovi tirano un sospiro di sollievo quando, all’improvviso, Costantino cambia idea e dopo aver organizzato un concilio (concilio di Nicea del 325) per condannare le dottrine ariane diventa lui stesso ariano e tale l’impero resterà per 50 anni (328-378). I vescovi tornano ad essere perseguitati ma, non essendo più abituati alle dure pressioni del potere temporale, cedono alla volontà imperiale. Tutti. In Oriente tutti meno uno (Atanasio), in Occidente tutti meno 3 (Eusebio di Vercelli, Lucifero di Cagliari e Dionigi di Milano). Papa Liberio, difensore dell’ortodossia, deposto ed esiliato, vinto dalla paura si piega anche lui.

Cosa predica Ario? Una cosa ragionevole, in fondo. Vuole portare chiarezza all’interno della dottrina. La Trinità, che pure è chiaramente affermata dal Nuovo Testamento (“Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”, dice Gesù nel vangelo di Matteo), è un concetto ostico: c’è un unico Dio o ce ne sono tre? La ragione esige chiarezza. Ario porta chiarezza nel senso che fa trionfare sulla verità rivelata la verità aggiustata dalla sua personale ragione e, a proposito di Gesù, scrive che “c’era un tempo in cui non era”: Gesù non è coeterno al Padre. Gesù è creatura e pertanto non Dio in senso proprio e pieno. Il Padre è l’unico vero principio.

Dal punto di vista imperiale la dottrina ariana presenta un indubbio vantaggio: l’imperatore concepisce sé stesso come il massimo rappresentante di Dio in terra e questa operazione politica di natura cultural-religiosa viene facilitata dalla presenza di un solo, unico, e incontrastato Dio. Un solo Dio in cielo, un solo imperatore in terra.

La potenza imperiale dei nostri giorni, gli Usa, servendosi anche delle istituzioni internazionali, cerca di dominare e omologare a sé il mondo a cominciare dal punto di vista culturale. Da questo punto di vista la presidenza Obama ha rappresentato un punto di eccellenza: aborto inteso come diritto umano, finanziamento e promozione dell’omosessualità, concepimenti fantasiosi ottenuti con mezzi di tutti i tipi, promozione della “scientifica” verità del gender. L’Italia, estrema provincia imperiale, con Renzi ha cercato come ha potuto di adeguarsi ai principi non negoziabili imposti dal potente di turno e, a giudicare dalla scelta del nuovo ministro della Pubblica Istruzione, sembra che le cose debbano continuare nella stessa direzione.

La Chiesa non vive fuori dal mondo ed è stata anche lei investita dalla bufera modernista che chiama bene il male e male il bene e che lo fa in nome della misericordia divina, del rispetto delle persone, della necessità di adattare la dottrina alle esigenze (e ai drammi) del moderno vivere civile.

Ma a Roma c’è Pietro. Baluardo della verità rivelata. Non praevalebunt.

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Matteo Renzi 2016

2016/12/07

Una pausa di riflessione dopo un governo gnostico

(da "La Nuova Bussola Quotidiana)

La gnosi da sempre si interroga sul bene e sul male che ritiene suo dovere definire in modo chiaro per portare l’umanità verso la felicità. Verso quella che, volta a volta, ritiene essere la verità. Naturalmente questa ricerca porta vantaggi a chi la compie perché, nel caso la felicità per tutti riesca momentaneamente ad imporsi, i primi a godere dei suoi benefici sono gli stessi che l’hanno progettata. Così è stato (ed è) per tutte rivoluzioni, per tutte le dittature comuniste, proprio come oggi succede per il progetto di antropologia creativa che, puntando sulla decostruzione dell’uomo e della donna, mira a precipitare ognuno verso il vuoto esistenziale riempito dalla libido dominandi di alcuni che vogliono manovrare in ogni senso (vita-morte-riproduzione) la vita degli altri.

A sostegno dell’antropologia creativa, oltre alle massime istituzioni mondiali ed europee, ci sono le lobby gnostiche ben rappresentate nei principali governi del mondo, a cominciare da quello degli Stati Uniti. Questa lobby, incredibilmente, ha avuto una battuta di arresto con l’elezione di Trump. Questa lobby, ben rappresentata in Italia da Renzi e dal suo governo, ha avuto ora un altro decisivo colpo di arresto. Nella conferenza stampa della sconfitta, un Renzi forzatamente meno baldanzoso, ha rivendicato alcuni meriti del suo governo, omettendo però quello della “buona scuola”. Nell’elenco, in cambio, era compresa una delle scelte ideali più innovative e significative - perché di respiro mondiale - che hanno portato lui (e l’Italia) nelle braccia del pensiero illuminato: i diritti civili, ovvero le unioni che legano persone dello stesso sesso, privilegiate rispetto alle altre, aperte a possibili future adozioni varie combinate in vario modo.

Nel discorso di addio Renzi ha ripetuto il ritornello che più gli si confà: le grandi aspettative che può nutrire l’Italia, la grande e unica Italia. Le sue parole di saluto comprendevano un accenno agli ideali del fondatore degli scout da cui proviene, il massone Baden Powel. Non un cenno alla radice fondante l’unicità e la grandezza italiane: la fede cattolica condivisa nei secoli dal popolo e dalle élites di tutte le regioni.

Quante sono le coppie che, usufruendo della possibilità loro concessa, sono ricorse alle unioni civili? Quante centinaia di migliaia sono perché il premier possa rivendicare la sua politica nei loro confronti come conquista di civiltà? I dati al riguardo vengono riportati con molta parsimonia ma si può supporre che se le nozze celebrate arrivano a cento siano tante.

Una domanda: non viene in mente a Renzi che quel resto di popolo cattolico che con tanti sacrifici ha provato ad opporsi alla sua legislazione creativa fosse in realtà numericamente più significativo delle varie lobby pur tanto ben rappresentate a livello mondiale, nonché a livello di stampa, cinema e televisione?

Oggi ci si apre un’opportunità, una pausa di riflessione. Sperare che l’esito del referendum porti consiglio a qualcuno è sperare troppo?

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