La soppressione dei Gesuiti

2019/07/27

Chiesa, domina il dispotismo illuminato

“Una società di ecclesiastici” non ha il diritto di “obbligarsi per giuramento a un certo simbolo immutabile” perché questo equivarrebbe ad “un crimine contro la natura umana”, che ha come fine il “progresso”; “concertarsi per mantenere in vita una costituzione religiosa immutabile”, “e con ciò arrestare per un certo periodo di tempo il cammino dell’umanità verso il suo miglioramento”, “non è assolutamente permesso”. Siamo nel 1784 e a scrivere è l’Immanuel Kant della Risposta alla domanda: che cos’è l’Illuminismo. Di lì a 5 anni gli illuminati al potere proveranno a distruggere la Chiesa cattolica, la cui esistenza non era assolutamente permessa.

Prima che l’Essere Supremo della “dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino” dell’89 garantisse il rispetto dei “diritti naturali, inalienabili e sacri” per tutti, il secolo dei Lumi aveva assistito ad un paziente lavoro di loggia, di club filosofici, di libere intelligenze, il cui obiettivo era liberare l’uomo dai vincoli religiosi e sociali che l’opprimevano. Libertà. Libertà e ancora libertà. Da Lutero in poi è questo l’obiettivo dichiarato.

In un primo momento si tratta di liberarsi da Roma, poi da Dio e infine dai re. Ma sempre e comunque l’obiettivo è garantire libertà agli gnostici, cioè a quanti ambiscono a definire il bene e il male pensando di saperlo fare meglio di Dio (cfr. Gn 3). Gli gnostici esigono per sé una libertà piena e totale perché, convinti come sono di essere i migliori, sono sicuri che la libertà da loro stessi definita e imposta andrà a vantaggio di tutti.

Le menti più illuminate, con le logge che sempre le precedono e le accompagnano, a metà del secolo riescono a scalzare a corte il prestigio e l’influenza dei gesuiti. A cominciare dal Portogallo, retto dal massone marchese di Pombal, i gesuiti sono soppressi ovunque, una corte dopo l’altra. La Santa Sede segue per ultima nel 1773 con la bolla Dominus ac redemptor di Clemente XIV. Lo storico massone Giuseppe La Farina giustamente interpreta la decisione pontificia come una vittoria dei monarchi, saggiamente guidati dai liberi muratori. Per la Chiesa una vera capitolazione: “La bolla di papa Ganganelli non fu una riforma, ma una capitolazione imposta dal vincitore”.

Messa momentaneamente a tacere la ragione dei gesuiti, quanti sono illuminati dalla luce di una ragione libera dai pregiudizi, impongono il trionfo del “dispotismo illuminato”. Il nome è un programma. In nome della libertà, del progresso, della giustizia e della felicità, le corti europee sopprimono conventi di clausura, limitano l’accesso ai voti religiosi, rendono la vita di monaci e frati più ragionevole. Meno esagerata. Più moderata. Più illuminata dai dettami di una ragione non superstiziosa. Così, tanto per dire, viene abolito l’ufficio notturno.

Quando la ragione si contrappone alla fede (quando l’uomo fa come se Dio non ci fosse) il destino è sempre lo stesso: una violenza indiscriminata contro quanti negano le luminose esigenze del progresso.

Quanto un tempo era tipico dell’attacco massonico alla Chiesa cattolica, oggi vale per le questioni di fede ad intra, all’interno della Chiesa cattolica. In nome delle ragione e del progresso si rischia di far trionfare all’interno della Chiesa un pensiero unico che vuole imporre a Roma (dicasi: a Roma) il modo di vita semplice e veramente umano (!) delle popolazioni amazzoniche. Culti locali compresi.

Un pensiero unico che vuole uniformare in una direzione più moderna e ragionevole le pretese eccessivamente rigorose di alcuni ordini religiosi troppo esigenti. La vita delle famiglie religiose va normalizzata, resa ovunque corrispondente ai desideri non dei rispettivi fondatori (e, quindi, dello Spirito Santo) ma di quanti hanno potere di decidere cosa è bene e cosa è male all’interno della Chiesa.

Angela Pellicciari

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