Articoli

2023/09/01

Galli della Loggia diventa conservatore

In un editoriale di qualche giorno fa’ Galli della Loggia lamentava la mancanza di una forte intellettualità pronta ad affiancare il lavoro del governo Meloni. E fino a qui siamo alle solite lamentazioni sulla minorità del pensiero conservatore.

Nell’editoriale di domenica invece Galli della Loggia sovverte i cardini del pensiero politico moderno. La tesi che propone, indubbiamente rivoluzionaria, è che oggi il pensiero conservatore (così come un governo conservatore) non debba più per definizione essere definito reazionario: “oggi i conservatori possono non essere reazionari”.

Quali considerazioni giustificherebbero il cambiamento di prospettiva?

Il fatto che la posizione conservatrice ai nostri giorni “non ha davanti a sé, come una volta l’illuminismo, il liberalismo o il socialismo”, “una speranza per l’umanità tutta”. Oggi “il progressismo sottintende una rivoluzione antropologico-culturale che mira a delegittimare alcune strutture profonde del sentire comune”. Oggi, insomma, “non si mira a trasformare i rapporti sociali e politici”, ma si punta a sovvertire “il mondo dei valori e i rapporti personali fra gli individui”. “Il progressismo odierno getta le basi per il soggettivismo più radicale. L’individuo diviene di fatto la misura di tutte le cose”.

Il passaggio dalle ideologie di progresso condivisibili (rispetto alle quali il pensiero avverso può a buon diritto essere definito reazionario) a quelle progressiste dei nostri giorni, poggerebbe, a giudizio di Galli, sul sovvertimento “dell’idea di natura e dell’idea di storia”. Oggi infatti “la natura esisterebbe ormai solo come qualcosa da superare, un limite arcaico da gettarci dietro le spalle”.

Ma cosa si intende per “natura”? Per capirlo bisogna fare un passo indietro. La grande rivoluzione, la vera rivoluzione del mondo moderno comincia con Lutero. E’ vero, l’umanesimo la precede, ma solo Lutero smantella l’asse portante della società cristiana perché teorizza la fine del ruolo di Pietro e del magistero, con la conseguente teorizzazione del libero esame. Il libero esame poi coincide con il trionfo della gnosi, vale a dire con l’adesione al suggerimento satanico di decidere noi cosa è bene e cosa male.

La filosofia gnostica, che prende spunto e si rafforza a partire dalla rivoluzione luterana, è dall’inizio rivoluzionaria. Una rivoluzione che sostituisce il concetto di creazione con quello di natura. Che sgancia il mondo da Dio. Maestro di questa prospettiva è Bacone (1561-1626) che rigetta in toto la filosofia aristotelica e cristiana accusate di essere immorali: il punto non sarebbe conoscere la realtà ma cambiarla. Scienza è potenza. Marx è dietro l’angolo. E così pure gli stagliuzzamenti del corpo che permettono di plasmare il nostro fisico a immagine e somiglianza dei nuovi incubi dello spirito moderno.

Galli non lo vede ma illuminismo-liberalismo-socialismo e genderismo fanno parte della stessa storia: la storia del pensiero gnostico.

L’altro pilastro che giustificherebbe il passaggio dal progressismo buono a quello cattivo è collegato all’idea di storia: “guardare solo e sempre avanti perché da lì solo può venire la felicità e solo ciò che è nuovo è buono, il progresso appunto”. Beh, qui semplicemente Galli scorda non solo la lezione di Furet ma la storia di tutte le rivoluzioni con la forsennata pretesa che le accompagna di “fare nuove tutte le cose”.

Galli scrive: “Oggi una posizione conservatrice ha paradossalmente quasi la funzione del ‘Katechon’, di qualcosa che trattiene da una deriva potenzialmente fuori dall’uomo”. La voluta dimenticanza del filo rosso che lega le diverse fasi della realtà gnostica porta Galli a ricorrere a quel gigante del pensiero cristiano che è Paolo di Tarso. Nella seconda lettera ai tessalonicesi Paolo scrive: “Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, venivo dicendo queste cose?”. Di cosa parlava Paolo con i tessalonicesi? Di quella realtà che trattiene il pieno manifestarsi del “mistero di iniquità”, ovvero il katechon. Non è sempre stato così? Non è sempre stato l’ancoraggio a Dio a ripararci dalle estreme conseguenze della gnosi?

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Marianna Massonica do Jacques France

2023/07/04

Perché sempre in Francia?

Da quando la politica dei cristianissimi re francesi ha virato con decisione verso la scomunicata massoneria (vedere quel mobile parlante che è la “scrivania del re” realizzata per Luigi XV), da allora, cominciando con la rivoluzione dell’89 fatta in nome del trinomio massonico liberté, fraternité, égalité, continuando con Napoleone, la rivoluzione di luglio del '30, il mitico '48, la Comune del ’70, fino ad arrivare alla legge di separazione Stato-Chiesa promulgata dalla terza repubblica nel 1905, è stata tutta una rivoluzione.

Nella Vehementer nos dell’11 febbraio 1906 Pio X parla dello “odio” contro la Chiesa proprio delle «empie sètte che curvano le vostre teste sotto il loro giogo» nell’intento dichiarato di «decattolicizzare la Francia». Le conclusioni di papa Sarto sono profetiche: «Al di fuori dei danni che porta agli interessi della Chiesa, la nuova legge sarà anche molto funesta al vostro Paese. Non c'è da dubitare infatti ch’essa rovina dolorosamente l’unione e la concordia delle anime senza la quale unione e concordia nessuna nazione può vivere e prosperare». Nel maggio del ‘40 Hitler raggiunge Bayonne in 21 giorni.

Nel secondo dopoguerra a cominciare dal mitico ’68, di sussulto in sussulto, siamo arrivati alle devastazioni di questi giorni. Al potere c’è sempre la luce delle logge. Il presidente Hollande fa visita al Grande Oriente di Francia sia prima dell’elezione sia alla fine del proprio mandato. Nel gennaio del 2012 afferma: «Se si crede, come nel mio caso, nella Repubblica, a un certo momento bisogna passare per la Libera-Muratoria»; il 27 febbraio 2017 stabilisce una corrispondenza biunivoca fra logge e repubblica: «La Repubblica sa quanto vi deve e voi sarete sempre pronti a difenderla […] Chi volesse attaccare la Massoneria attaccherebbe la Repubblica».

Nel cinquecentenario della Riforma, il 22 settembre 2017, l’attuale presidente Macron si è così rivolto a un’assemblea di protestanti: «Abbiamo bisogno che voi continuiate a vigilare sulla nostra Repubblica, che siate sempre la sua avanguardia nelle dispute filosofiche, morali e politiche»; «Lo spirito critico che ha caratterizzato la Repubblica e lo spirito dei Lumi sono gemelli dell’ermeneutica permanente cui i protestanti fanno riferimento»; «La Francia è stata nutrita dal liberalismo politico che è al cuore della vostra dottrina»; «Sapete bene che le leggi del 1905 sono state in buona parte promosse dai protestanti».

Sembrerebbe imporsi una constatazione: il tentativo di sradicare dalla Francia la sua anima cattolica ha dato vita ad una nazione senz’anima che, a tratti, sussulta.

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I papi e la massoneria

2023/06/27

I papi e la massoneria: i diritti di Dio e dell'uomo contro la gnosi

Fra il 1732 il 1903 il magistero pontificio si batte in difesa della verità (teologica, filosofica e storica) contro il rinnovato pericolo gnostico rappresentato dalla mentalità massonica. Uno sforzo profetico ricostruito da Angela Pellicciari, nel suo testo appena ristampato "I papi e la massoneria" (Ed. Ares).

Per caso mi sono imbattuta nel Risorgimento, avvenimento storico verso cui mai avevo provato interesse. Ma quando mi sono accorta che tutte le narrazioni che mi erano arrivate a riguardo erano false, volutamente false, ho passato anni a studiare i fatti del Risorgimento: una guerra di religione furiosa scatenata contro la religione cattolica, cioè contro di noi, dalle potenze protestanti e massoniche che avevano trovato nei Savoia un suddito contento di essere tale. In nome della morale, della libertà, del progresso e della costituzione.

Dietro ai Savoia e alla classe dirigente liberale c’era una realtà di cui niente sapevo e di cui pure facevano parte (dopo l’ho capito) non poche delle persone che mi erano parenti ed amici. Di letteratura massonica ed antimassonica ho letto molto. Ho imparato a distinguere il dna che la caratterizza e quindi la riconosco. Però tanti non la conoscono e, quindi, nemmeno possono riconoscerla: nel 2007 ho così pensato di scrivere un libro su quello che avevo imparato. Su tutta la stampa italiana che conta ero appena stata accusata (l’11 febbraio 2006, ricorrenza guarda caso dei Patti lateranensi) di essere filonazista. Quindi nel 2007, quando è uscito il mio I papi e la massoneria (Edizioni Ares), ho usato molta prudenza. Però l’ho pubblicato. A quindici anni di distanza ho deciso di ristamparlo, con nuova introduzione ed epilogo, con nuove informazioni che ne mostrano la persistente attualità, e con un apparato di note considerevolmente arricchito.

Nel parlare di massoneria ho fatto ricorso al magistero dei papi non solo perché, in un mare di pubblicazioni di cui è praticamente impossibile verificare la veridicità, sono i più attendibili, ma anche perché il magistero della Chiesa, fin dall’inizio, fin dagli autori del Nuovo Testamento, è sempre stato limpidissimo e puntuale nel denunciare il pericolo gnostico. La gnosi, di cui la massoneria moderna è una costola importante, è quel tipo di conoscenza che confonde il bene col male perché è quel tipo di conoscenza cui siamo invitati da Satana che, per il nostro bene, ci suggerisce di diventare Dio e di definire noi stessi cosa è bene e cosa male. Il risultato è la morte.

Questo libro è dedicato all’analisi del gigantesco sforzo antignostico portato avanti in totale solitudine contro tutto e contro tutti dalla Chiesa cattolica e dai suoi papi. Fra il 1732 il 1903 il magistero pontificio è straordinariamente profetico, umile e indefesso, mosso dall’amore per la verità teologica, filosofica e storica, il cui unico obiettivo è la difesa delle “ragioni di Dio” (per dirla con papa Wojtyla) e, quindi, dell’uomo. Ragioni che coincidono con quelle di Roma e dell’Italia. Se si vogliono conoscere le caratteristiche del potere che gioca un ruolo significativo nel dominio del mondo, il magistero dei papi è insostituibile.

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Famiglie in missione

2022/06/28

Il Papa invia in missione 450 famiglie

Davanti ad una “moltitudine immensa” di uomini e donne che cantano inni vestiti di bianco, uno sconcertato Giovanni chiede al vegliardo che lo accompagna: “Chi sono? Da dove vengono?”. Queste parole dell’Apocalisse mi sono venute in mente oggi, nell’aula Paolo VI, davanti ad una pipinara di bambini che hanno solennemente ricevuto insieme ai loro genitori la croce che accompagna i missionari.

Chi sono? Da dove vengono? In una nazione come l’Italia che ha eletto a proprio destino il suicidio collettivo e che ha appena celebrato l’evento della prima morte medicalmente assistita (prima di una serie che si suppone affollata), viene da chiederselo.

Chi sono? Da dove vengono? Vengono dalla fiducia che i loro genitori hanno dato alla predicazione di Kiko e Carmen, gli iniziatori del Cammino neocatecumenale, riguardo alla volontà di Dio sulla vita di coppia: proprio come ricorda Paolo VI nell’Humanae Vitae, conviene che ogni atto sessuale sia aperto alla vita. Se si vuole vivere in modo pieno, se si desidera diventare santi, se si cerca la felicità fondata sulla roccia della verità, conviene vivere così. Certo, questo comporta l’accettazione della croce. Cioè della fatica, della sofferenza. Ma d’altronde, siamo proprio sicuri che cercando di evitare la sofferenza, cercando di scappare dalla croce, i risultati siano tanto brillanti?

Perché papa Bergoglio ha consegnato la croce a 450 famiglie? Perché si preparano a partire per annunciare il Vangelo nei posti più difficili, scomodi, a volte pericolosi, della terra.

L’idea di mandare in missione famiglie intere è venuta a Kiko, Carmen e Giovanni Paolo II. Tutti e tre hanno riconosciuto l’urgenza di un nuovo tipo di evangelizzazione e, nei tanti incontri che hanno avuto, hanno progettato un’implantatio ecclesiae che tiene conto delle necessità del momento. Racconta Kiko in un’intervista che gli ho fatto il 18 aprile 2011: “Giovanni Paolo II ha pensato al bene immenso che possono fare le famiglie e all’urgenza di mostrare alla popolazione europea, tornata pagana, la potenza dell’amore di Dio manifestato nella famiglia cristiana. Noi abbiamo chiesto se nelle comunità c’erano famiglie adulte nella fede, che già avessero come minimo dodici anni di Cammino, disponibili a portare la loro testimonianza lì dove la famiglia è distrutta, e tante famiglie hanno dato la propria disponibilità. Giovanni Paolo II ha inviato le prime cento famiglie durante un incontro che abbiamo avuto a Porto San Giorgio”.

L’attenzione alla nuova evangelizzazione non ha riguardato la sola Europa: “Le famiglie sono state inviate anche nelle zone più povere dell’America Latina. Negli ultimi cinquant’anni intorno alle città dell’America Latina si sono formate delle immense cinture di baracche perché la gente si è trasferita in massa dalle campagne alle periferie urbane. Subito queste zone in cui non c’erano né parrocchie né preti, sono state invase dalle sette americane protestanti. Gli americani mandavano coppie che avevano soldi, affittavano un locale, mettevano altoparlanti…, e rubavano ai poveri la loro fede cattolica”. Tutte le famiglie hanno dato prova di una fede eroica, anche quelle che sono state inviate “nel nord dell’Europa, in Finlandia, in Svezia, in Olanda, sono state eroiche perché la gente le vedeva come fossero dei poveracci, degli emigranti! Nel nord della Germania, per esempio, quando arriva una famiglia italiana pensano subito si tratti di emigranti. Ma questa è la testimonianza, e grazie a queste testimonianze stiamo evangelizzando l’Europa!

In questo momento abbiamo richieste di famiglie da tutte le parti del mondo. I vescovi le domandano perché hanno bisogno di famiglie cristiane adulte nella fede che rendano testimonianza di cosa sia il matrimonio cristiano. L’evangelizzazione si fa così, bisogna mostrare i segni della fede, come diceva San Paolo che scriveva: fatevi miei imitatori. Grazie a Dio noi abbiamo tantissime famiglie disponibili: tutti hanno un lavoro, tanti figli, ed è meraviglioso vedere come Dio doni loro la forza di offrirsi a Cristo per essere mandati in Africa, nelle selve dell’Amazzonia…, cose eroiche!”.

Dal 28 dicembre 1988 ad oggi, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e ora Francesco hanno benedetto e inviato circa 2000 famiglie.

Chi sono? Da dove vengono? Sono quelli che “vengono dalla grande tribolazione” e mostrano la gloria della croce di Gesù Cristo.

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Berlusconi

2022/03/10

Le forze di ispirazione cristiana hanno avuto un vistoso arretramento. La gerarchia non ha nulla da rimproverarsi?

C’era una volta Silvio Berlusconi. E’ entrato in politica ricordando, anche, di avere 5 (cinque!) zie suore e una madre che diceva tutti i giorni il rosario. Occasione straordinaria per l’Italia perché, grazie alla sua genialità, alla sua potenza economica e alla sua influenza mediatica, ha avuto la possibilità di fare molto. Ha stretto un solido legame con Gheddafi e, dopo una pubblica richiesta di perdono per il male che l’Italia aveva fatto al tempo del fascismo, ha non solo salvaguardato i nostri interessi economici in Libia ma li ha significativamente accresciuti. Si è opposto fino a che ha potuto all’uccisione di Gheddafi (si ricorderà che Napolitano faceva eco alle grida di dolore che si levavano dalla popolazione libica contro di lui) con la conseguente dissoluzione dello stato libico e la sostituzione della nostra influenza politica ed economica con quella della nostra “sorella” di sempre, la Francia.

Il primo avviso di garanzia Berlusconi l’ha ricevuto il giorno stesso che celebrava un vero e proprio trionfo personale ma anche italiano: l’incontro a Pratica di Mare fra Bush e Putin. Fine della guerra fredda, speranza di una possibile collaborazione all’interno della Nato.

Per quanto riguarda la cattolica società italiana, Berlusconi ha più volte osato dire che è di gran lunga migliore delle altre (ogni sua dichiarazione in questo senso è stata sempre accompagnata dall’irrisione e dal motteggio dei politicamente e culturalmente corretti). Di più: Berlusconi regnante, non c’è stato spazio per adeguamenti normativi alle esigenze della modernità omosessuale.

Dopo c’è stata la gogna delle cene, cioè della vita privata del premier (premier eletto da una vastissima maggioranza di italiani) messa sotto accusa da una magistratura che ha usato i nostri soldi per organizzare una dispendiosissima macchina da guerra contro di lui.

Berlusconi ci ha messo del suo? Sì. E allora? Questo è il contesto in cui la chiesa italiana si è fatta mosca cocchiera dell’attacco sferrato a Todi per preparare l’estromissione dalla vita politica di un uomo che, dalla sua discesa in campo, l’aveva sempre difesa. I così i nemici della forza politica-economica-mediatica di Berlusconi hanno potuto gloriarsi del nobile sostegno dei vertici ecclesiastici.

Da allora molta acqua è passata sotto i ponti. C’è stata la fine dei principi non negoziabili, la fine dell’appoggio ai family day (quando non una loro aperta sconfessione ), l’approvazione senza colpo ferire di un simil matrimonio omosessuale. Negli ultimissimi mesi l’approvazione del Ddl Zan è stata scongiurata solo grazie a un’indefessa ed eroica mobilitazione di poche associazioni cattoliche, per nulla spalleggiate dal giornale ufficiale della conferenza episcopale.

Sul Corriere del 9 marzo è riportata la seguente dichiarazione del cardinale Parolin: “E’ piuttosto evidente che negli ultimi vent’anni si è consumato un arretramento delle forze di ispirazione cristiana nella vita pubblica, a tutti i livelli”. Le cose stanno proprio così.

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Massoneria

2022/01/05

Il Grande Oriente d’Italia e l’Archivio Centrale dello Stato

Nella prefazione all’edizione francese de I papi e la massoneria citavo, fra l’altro, un’impegnativa affermazione del candidato alla presidenza della repubblica Froncois Hollande in visita al Grande Oriente di Francia: “Se si crede, come nel mio caso, nella Repubblica, c’è un momento in cui bisogna passare per la massoneria”. Divenuto Presidente, il 27 febbraio 2017 Hollande torna a “rue Cadet” per esprimere la riconoscenza che la Repubblica deve ai massoni: “La Repubblica è cosciente di quanto vi deve e voi sarete sempre pronti a difenderla”. In pratica Hollande stabilisce un rapporto biunivoco, esclusivo, fra logge e repubblica.

Affermazioni simili sarebbero impensabili in Italia. Con Roma sede da due millenni del papato e con la popolazione italiana capillarmente cattolica (perlomeno fino agli ultimi decenni), la massoneria italiana ha strenuamente e ripetutamente sostenuto di non essere anticattolica, tutt’altro. I fatti dicono il contrario, ma i fatti pochi li conoscono perché la vulgata ovunque imperante nega la verità dell’attacco furibondo sferrato dalle logge contro la chiesa, cioè contro gli italiani. Basti ricordare come una delle principali glorie del nostro risorgimento sia stata la soppressione di tutti gli ordini religiosi di quella che lo Statuto albertino definiva “Unica religione di Stato”.

La politica anticattolica dei governi liberal-massonici ha ridotto alla fame più di 57.000 uomini e donne, i membri degli ordini religiosi, per arricchire un’élite corrispondente più o meno al 2% della popolazione che si è impadronita per due lire del consistente patrimonio della chiesa italiana. Il risultato di un simile progresso “morale”, come non si smetteva di ripetere (e come a tutt’oggi non si perde occasione di ricordare), è stato l’impoverimento di tutta la popolazione costretta ad un’emigrazione di massa. E bisognava aspettare di “risorgere” per assistere a questo dramma.

Perché scrivo queste righe dopo tanto che non mi occupo più né di risorgimento né di massoneria? Perché ho letto un articolo comparso il 30 dicembre su affaritaliani.it in cui si dà conto di uno “storico” accordo fra Grande Oriente d’Italia e Archivio Centrale dello Stato. Archivio che fa capo al ministero della cultura, e quindi, oggi, a Dario Franceschini. L’obiettivo dell’accordo è serio e, in linea di principio, indiscutibile. Palazzo Giustiniani vuole recuperare le carte a suo tempo confiscate dal Duce con l’obiettivo di renderle fruibili non solo ai massoni ma a quanti sono interessati alla politica antimassonica di Mussolini. Mussolini nemico della massoneria? Gerardo Padulo ne L’ingrata progenie del 2018 dimostra come sia la fondazione del Popolo d’Italia, che la nascita dei Fasci di combattimento che la stessa marcia su Roma sono stati possibili grazie al contributo determinante della Massoneria.

Come mai allora l’ostilità del Duce contro Palazzo Giustiniani? Si può ipotizzare che il motivo di contrasto fosse in primo luogo la politica di conciliazione con la chiesa voluta da Mussolini, politica fieramente osteggiata dal Grande Oriente d’Italia (ma non da Piazza del Gesù, l’altra principale obbedienza massonica italiana). Politica di conciliazione, peraltro, di facciata, come scrive Pio XI nell’enciclica Non abbiamo bisogno del 29 giugno 1931: “Non possiamo invece Noi, Chiesa, Religione, fedeli cattolici (e non soltanto Noi) essere grati a chi, dopo aver messo fuori socialismo e massoneria [nel 1925 nda], nemici Nostri (e non Nostri soltanto) dichiarati, li ha così largamente riammessi, come tutti vedono e deplorano, e fatti tanto più forti e pericolosi e nocivi quanto più dissimulati e insieme favoriti dalla nuova divisa”. Lo stretto legame fra Mussolini e massoneria è sottolineato anche da Gioele Magaldi, gran maestro del grande oriente democratico, nel suo Massoni: “Mussolini fece del suo Gran Consiglio del fascismo una specie di Gran Loggia di Stato, collocando una maggioranza schiacciante di massoni sia al suo interno che ai vertici istituzionali”.

“La Fondazione del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani ha ottenuto un primo importante obiettivo nell’ambito del recupero e del riordino delle carte e dei documenti relativi alla Massoneria durante il Fascismo”, si legge sul sito del Grande Oriente d’Italia. Certamente l’accordo è storico. Storico quanto delicato. Perché è evidente che le parti in causa sono molte e che la serietà nell’elaborazione dei dati è fondamentale per ricostruire nella sua completezza e complessità i rapporti fra fascismo e massoneria. E storia d’Italia e storia della chiesa.

Il gran maestro Stefano Bisi ha ricordato che il GOI “contribuirà al riordino del Fondo Massonico”. Ingenuamente credevamo che all’archivio centrale fossero già dotati di bravi e competenti archivisti.

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